Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/295

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liriche apocrife 289

visto ho dove il ferire
60de’ suoi begli occhi arriva,
in valle, in piaggia o in colle
rider l’erbetta molle,
5e di mille color farsi ogni riva,
l’aere chiarirsi e ’l vento
65fermarsi al suon di sue parole attento.

     Ben sí come a rispetto
de l’ampio ciel stellato
10la terra è nulla o veramente centro;
cosí del mio concetto
70quello c’aggio fuor mandato,
è proprio nulla a par di quel ch’i’ ho dentro.
Veggio ben ch’i’ non entro
15nel mar largo e profondo
di sue infinite lode;
75ché l’animo non gode
gir tanto inanti, ché paventa il fondo;
però lungo le rive
20va raccogliendo ciò che parla o scrive.

     So, Canzonetta mia, ch’arai vergogna
80gir cosí nuda fuore;
ma vanne pur, poiché ti manda Amore.

II

[Amanio?]

Perché, Dio, l’Italia è cosí abbandonata? Perchè tante sciagure su di lei per opera di quegli stessi che al suo benessere e a Roma dovrebbero pensare?

     Luce eterna del ciel, che da quel giorno
che prima al nostro Adamo ti mostrasti,
di etá poi in etá sempre servasti
l’ordine fermo al tuo girare intorno;
5qual nuovo impero a tant’alto soggiorno,
qual mai piú strana forza, o almo Sole,