Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/57

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I

Piange i capelli recisi alla sua donna.

     Se mai cortese fusti,
piangi, Amor, piangi meco i bei crin d’oro,
ch’altri pianti sí iusti — unqua non fôro.
Come vivace fronde
5tòl da robusti rami aspra tempesta,
cosí le chiome bionde,
di che piú volte hai la tua rete intesta,
tolt’ha necessitá rigida e dura
da la piú bella testa
10che mai facessi o possa far Natura.

II

Troppo elevate le grazie di lei perché egli possa sperare.

     Quando bellezza, cortesia e valore,
vostri o con gli occhi o col pensier contemplo,
Madonna, io cerco e non vi trovo essemplo.
Io sento allor mirabilmente Amore
5levarsi a volo e, senza di me uscire,
seco trar cosí in alto il mio desire
che non l’osa seguire
la speme, che le par che quella sia
per lei troppo erta e troppo lunga via.