Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/128

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122 canto


68
     Sia quel che può, piú tosto vuol morire,
che rendersi prigione a sí vil gente.
Eccoti intanto da la porta uscire
del muro, ch’io dicea d’oro lucente,
due giovani ch’ai gesti et al vestire
non eran da stimar nate umilmente,
né da pastor nutrite con disagi,
ma fra delizie di real palagi.

69
     L’una e l’altra sedea s’un lïocorno,
candido piú che candido armelino;
l’una e l’altra era bella, e di sí adorno
abito, e modo tanto pellegrino,
che a l’uom, guardando e contemplando intorno,
bisognerebbe aver occhio divino
per far di lor giudizio: e tal saria
Beltá, s’avesse corpo, e Leggiadria.

70
     L’una e l’altra n’andò dove nel prato
Ruggiero è oppresso da lo stuol villano.
Tutta la turba si levò da lato;
e quelle al cavallier porser la mano,
che tinto in viso di color rosato,
le donne ringraziò de l’atto umano:
e fu contento, compiacendo loro,
di ritornarsi a quella porta d’oro.

71
     L’adornamento che s’aggira sopra
la bella porta e sporge un poco avante,
parte non ha che tutta non si cuopra
de le piú rare gemme di Levante.
Da quattro parti si riposa sopra
grosse colonne d’integro diamante.
O vero o falso ch’all’occhio risponda,
non è cosa piú bella o piú gioconda.