Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/273

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canto duodecimo 267


92
     V’era una vecchia; e facean gran contese
(come uso feminil spesso esser suole),
ma come il conte ne la grotta scese,
finiron le dispúte e le parole.
Orlando a salutarle fu cortese
(come con donne sempre esser si vuole),
et elle si levaro immantinente,
e lui risalutâr benignamente.

93
     Gli è ver che si smarriro in faccia alquanto,
come improviso udiron quella voce,
e insieme entrare armato tutto quanto
vider lá dentro un uom tanto feroce.
Orlando domandò qual fosse tanto
scortese, ingiusto, barbaro et atroce,
che ne la grotta tenesse sepolto
un sí gentile et amoroso volto.

94
     La vergine a fatica gli rispose,
interrotta da fervidi signiozzi,
che dai coralli e da le preziose
perle uscir fanno i dolci accenti mozzi.
Le lacrime scendean tra gigli e rose,
lá dove avien ch’alcuna se n’inghiozzi.
Piacciavi udir ne l’altro canto il resto,
Signor, che tempo è omai di finir questo.