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quartodecimo 295


24
     Quell’altra schiera è la gente di Bolga:
suo re è Clarindo, e giá fu Mirabaldo.
Vien Baliverzo, il qual vuo’ che tu tolga
di tutto il gregge pel maggior ribaldo.
Non credo in tutto il campo si disciolga
bandiera ch’abbia esercito piú saldo
de l’altra, con che segue il re Sobrino,
né piú di lui prudente Saracino.

25
     Quei di Bellamarina, che Gualciotto
solea guidare, or guida il re d’Algieri
Rodomonte e di Sarza, che condotto
di nuovo avea pedoni e cavallieri;
che mentre il sol fu nubiloso sotto
il gran centauro e i corni orridi e fieri,
fu in Africa mandato da Agramante,
onde venuto era tre giorni inante.

26
     Non avea il campo d’Africa piú forte,
né Saracin piú audace di costui;
e piú temean le parigine porte,
et avean piú cagion di temer lui,
che Marsilio, Agramante, e la gran corte
ch’avea seguito in Francia questi dui:
e piú d’ogni altro che facesse mostra,
era nimico de la fede nostra.

27
     Vien Prusïone, il re de l’Alvaracchie;
poi quel de la Zumara, Dardinello.
Non so s’abbiano o nottole o cornacchie,
o altro manco et importuno augello,
il qual dai tetti e da le fronde gracchie
futuro mal, predetto a questo e a quello,
che fissa in ciel nel dí seguente è l’ora
che l’uno e l’altro in quella pugna muora.