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294 canto


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     e se ’l fratel di Ferraú, Isoliero,
ch’a l’arbore legato ritrovollo,
non facea fede inanzi al re del vero,
avrebbe dato in su le forche un crollo.
Mutò, a’ prieghi di molti, il re pensiero,
giá avendo fatto porgli il laccio al collo:
gli lo fece levar, ma riserbarlo
pel primo error; che poi giurò impiccarlo:

21
     sí ch’avea causa di venir Brunello
col viso mesto e con la testa china.
Seguia poi Farurante, e dietro a quello
eran cavalli e fanti di Maurina.
Venía Libanio appresso, il re novello:
la gente era con lui di Constantina;
però che la corona e il baston d’oro
gli ha dato il re, che fu di Pinadoro.

22
     Con la gente d’Esperia Soridano,
e Dorilon ne vien con quei di Setta;
ne vien coi Nasamoni Pulïano.
Quelli d’Amonia il re Agricalte affretta;
Malabuferso quelli di Fizano.
Da Finadurro è l’altra squadra retta,
che di Canaria viene e di Marocco;
Balastro ha quei che fur del re Tardocco.

23
     Due squadre, una di Mulga, una d’Arzilla,
seguono: e questa ha ’l suo signore antico;
quella n’è priva; e però il re sortilla,
e diella a Corineo suo fido amico.
E cosí de la gente d’Almansilla,
ch’ebbe Tanfirïon, fe’ re Caico;
diè quella di Getulia a Rimedonte.
Poi vien con quei di Cosca Balinfronte.