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Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/304

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298 canto


36
     Non fe’ lungo camin, che venne dove
crudel spettaculo ebbe et inumano,
ma testimonio alle mirabil pruove
che fur raconte inanzi al re africano.
Or mira questi, or quelli morti, e muove,
e vuol le piaghe misurar con mano,
mosso da strana invidia ch’egli porta
al cavallier ch’avea la gente morta.

37
     Come lupo o mastin ch’ultimo ghigne
al bue lasciato morto da’ villani,
che truova sol le corna, l’ossa e l’ugne,
del resto son sfamati augelli e cani;
riguarda invano il teschio che non ugne:
cosí fa il crudel barbaro in que’ piani.
Per duol bestemmia, e mostra invidia immensa,
che venne tardi a cosí ricca mensa.

38
     Quel giorno e mezzo l’altro segue incerto
il cavallier dal negro, e ne domanda.
Ecco vede un pratel d’ombre coperto,
che sí d’un alto fiume si ghirlanda,
che lascia a pena un breve spazio aperto,
dove l’acqua si torce ad altra banda.
Un simil luogo con girevol onda
sotto Ocricoli il Tevere circonda.

39
     Dove entrar si potea, con l’arme indosso
stavano molti cavallieri armati.
Chiede il pagan, chi gli avea in stuol sí grosso,
et a che effetto insieme ivi adunati.
Gli fe’ risposta il capitano, mosso
dal signoril sembiante e da’ fregiati
d’oro e di gemme arnesi di gran pregio,
che lo mostravan cavalliero egregio.