Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/90

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84 canto


12
     Dopo alcun dí si mostrò nuovo amante
de la bella Ginevra. Io non so appunto
s’allora cominciasse, o pur inante
de l’amor mio, n’avesse il cor giá punto.
Vedi s’in me venuto era arrogante,
s’imperio nel mio cor s’aveva assunto;
che mi scoperse, e non ebbe rossore
chiedermi aiuto in questo nuovo amore.

13
     Ben mi dicea ch’uguale al mio non era,
né vero amor quel ch’egli avea a costei;
ma simulando esserne acceso, spera
celebrarne i legitimi imenei.
Dal re ottenerla fia cosa leggiera,
qualor vi sia la volontá di lei;
che di sangue e di stato in tutto il regno
non era, dopo il re, di lu’ il piú degno.

14
     Mi persuade, se per opra mia
potesse al suo signor genero farsi
(che veder posso che se n’alzeria
a quanto presso al re possa uomo alzarsi),
che me n’avria bon merto, e non saria
mai tanto beneficio per scordarsi;
e ch’alla moglie e ch’ad ogn’altro inante
mi porrebbe egli in sempre essermi amante.

15
     Io, ch’era tutta a satisfargli intenta,
né seppi o volsi contradirgli mai,
e sol quei giorni io mi vidi contenta,
ch’averlo compiaciuto mi trovai;
piglio l’occasïon che s’appresenta
di parlar d’esso e di lodarlo assai;
et ogni industria adopro, ogni fatica
per far del mio amator Ginevra amica.