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Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/126

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120 canto


32
     Ad ingrossare, et a figliar appresso
le donne, indi a temere incominciaro
che tanti nascerian del viril sesso,
che contra lor non avrian poi riparo;
e al fine in man degli uomini rimesso
saria il governo ch’elle avean sí caro:
sí ch’ordinâr, mentre eran gli anni imbelli,
far sí, che mai non fosson lor ribelli.

33
     Acciò il sesso viril non le soggioghi,
uno ogni madre vuol la legge orrenda,
che tenga seco; gli altri, o li suffoghi,
o fuor del regno li permuti o venda.
Ne mandano per questo in varii luoghi:
e a chi gli porta dicono che prenda
femine, se a baratto aver ne puote;
se non, non torni almen con le man vòte.

34
     Né uno ancora alleverian, se senza
potesson fare, e mantenere il gregge.
Questa è quanta pietá, quanta clemenza
piú ai suoi ch’agli altri usa l’iniqua legge:
gli altri condannan con ugual sentenza;
e solamente in questo si corregge,
che non vuol che, secondo il primiero uso,
le femine gli uccidano in confuso.

35
     Se dieci o venti o piú persone a un tratto
vi fosser giunte, in carcere eran messe:
e d’una al giorno, e non di piú, era tratto
il capo a sorte, che perir dovesse
nel tempio orrendo ch’Orontea avea fatto,
dove un altare alla Vendetta eresse;
e dato all’un de’ dieci il crudo ufficio
per sorte era di farne sacrificio.