Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/259

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canto ventesimoquarto 253


100
     De’ duo pagani, senza pari in terra,
gli audacissimi cor, le forze estreme
parturiscono colpi, et una guerra
convenïente a sí feroce seme.
Del grande e orribil suon triema la terra,
quando le spade son percosse insieme:
gettano l’arme insin al ciel scintille,
anzi lampadi accese a mille a mille.

101
     Senza mai riposarsi o pigliar fiato
dura fra quei duo re l’aspra battaglia,
tentando ora da questo, or da quel lato
aprir le piastre e penetrar la maglia.
Né perde l’un, né l’altro acquista il prato,
ma come intorno sian fosse o muraglia,
o troppo costi ogn’oncia di quel loco,
non si parton d’un cerchio angusto e poco.

102
     Fra mille colpi il Tartaro una volta
colse a duo mani in fronte il re d’Algiere;
che gli fece veder girare in volta
quante mai furon fiacole e lumiere.
Come ogni forza all’African sia tolta,
le groppe del destrier col capo fere:
perde la staffa, et è, presente quella
che cotant’ama, per uscir di sella.

103
     Ma come ben composto e valido arco
di fino acciaio in buona somma greve,
quanto si china piú, quanto è piú carco,
e piú lo sforzan martinelli e lieve;
con tanto piú furor, quanto è poi scarco,
ritorna, e fa piú mal che non riceve:
cosí quello African tosto risorge,
e doppio il colpo all’inimico porge.