Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/276

Da Wikisource.
270 canto


52
     Io me ne vo la notte (Amore è duce)
a ritrovar la bella Fiordispina;
e v’arrivai che non era la luce
del sole ascosa ancor ne la marina.
Beato è chi correndo si conduce
prima degli altri a dirlo alla regina,
da lei sperando per l’annunzio buono
acquistar grazia e riportarne dono.

53
     Tutti m’aveano tolto cosí in fallo,
com’hai tu fatto ancor, per Bradamante;
tanto piú che le vesti ebbi e ’l cavallo
con che partita era ella il giorno inante.
Vien Fiordispina di poco intervallo
con feste incontra e con carezze tante,
e con sí allegro viso e sí giocondo,
che piú gioia mostrar non potria al mondo.

54
     Le belle braccia al collo indi mi getta,
e dolcemente stringe, e bacia in bocca.
Tu puoi pensar s’allora la saetta
dirizzi Amor, s’in mezzo il cor mi tocca.
Per man mi piglia, e in camera con fretta
mi mena; e non ad altri, ch’a lei, tocca
che da l’elmo allo spron l’arme mi slacci;
e nessun altro vuol che se n’impacci.

55
     Poi fattasi arrecare una sua veste
adorna e ricca, di sua man la spiega,
e come io fossi femina, mi veste,
e in reticella d’oro il crin mi lega.
Io muovo gli occhi con maniere oneste,
né ch’io sia donna alcun mio gesto niega.
La voce ch’accusar mi potea forse,
sí ben usai, ch’alcun non se n’accorse.