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ventesimosesto 293


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     L’anno primier del fortunato regno,
non ferma ancor ben la corona in fronte,
passerá l’Alpe, e romperá il disegno
di chi all’incontro avrá occupato il monte,
da giusto spinto e generoso sdegno,
che vendicate ancor non sieno l’onte
che dal furor da paschi e mandre uscito
l’esercito di Francia avrá patito.

45
     E quindi scenderá nel ricco piano
di Lombardia, col fior di Francia intorno,
e sí l’Elvezio spezzerá, ch’invano
fará mai piú pensier d’alzare il corno.
Con grande e de la Chiesa e de l’ispano
campo e del fiorentin vergogna e scorno
espugnerá il castel che prima stato
sará non espugnabile stimato.

46
     Sopra ogn’altr’arme, ad espugnarlo, molto
piú gli varrá quella onorata spada
con la qual prima avrá di vita tolto
il monstro corruttor d’ogni contrada.
Convien ch’inanzi a quella sia rivolto
in fuga ogni stendardo, o a terra vada;
né fossa, né ripar, né grosse mura
possan da lei tener cittá sicura.

47
     Questo principe avrá quanta eccellenza
aver felice imperator mai debbia:
l’animo del gran Cesar, la prudenza
di chi mostrolla a Transimeno e a Trebbia,
con la fortuna d’Alessandro, senza
cui saria fumo ogni disegno, e nebbia.
Sará sí liberal, ch’io lo contemplo
qui non aver né paragon né esemplo. —