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ventesimosesto 295


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     Del generoso, illustre e chiaro sangue
d’Avalo vi son dui c’han per insegna
lo scoglio, che dal capo ai piedi d’angue
par che l’empio Tifeo sotto si tegna.
Non è di questi duo, per fare esangue
l’orribil mostro, che piú inanzi vegna:
l’uno Francesco di Pescara invitto,
l’altro Alfonso del Vasto ai piedi ha scritto.

53
     Ma Consalvo Ferrante ove ho lasciato,
l’ispano onor, ch’in tanto pregio v’era,
che fu da Malagigi sí lodato,
che pochi il pareggiâr di quella schiera?
Guglielmo si vedea di Monferrato
fra quei che morto avean la brutta fera;
et eran pochi verso gl’infiniti
ch’ella v’avea chi morti e chi feriti.

54
     In giuochi onesti e parlamenti lieti,
dopo mangiar, spesero il caldo giorno,
corcati su finissimi tapeti
tra gli arbuscelli ond’era il rivo adorno.
Malagigi e Vivian, perché quïeti
piú fosser gli altri, tenean l’arme intorno;
quando una donna senza compagnia
vider, che verso lor ratto venía.

55
     Questa era quella Ippalca a cui fu tolto
Frontino, il ben destrier, da Rodomonte.
L’avea il dí inanzi ella seguito molto,
pregandolo ora, ora dicendogli onte;
ma non giovando, avea il camin rivolto
per ritrovar Ruggiero in Agrismonte.
Tra via le fu (non so giá come) detto
che quivi il troveria con Ricciardetto.