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Colui che fu de tutti i vizii il vaso,
rispose: — Alto signor, dir non sapria
chi sia costui: ch’io l’ho trovato a caso,
venendo d’Antïochia, in su la via.
Il suo sembiante m’avea persuaso
che fosse degno di mia compagnia;
ch’intesa non n’avea pruova né vista,
se non quella che fece oggi assai trista.
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La qual mi spiacque sí, che restò poco,
che per punir l’estrema sua viltade,
non gli facessi allora allora un gioco,
che non toccasse piú lance né spade:
ma ebbi, piú ch’a-llui, rispetto al loco,
e riverenzia a vostra maestade.
Né per me voglio che gli sia guadagno
l’essermi stato un giorno o dua compagno:
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di che contaminato anco esser parme;
e sopra il cor mi sará eterno peso,
se, con vergogna del mestier de l’arme,
io lo vedrò da noi partire illeso:
e meglio che lasciarlo, satisfarme
potrete, se sará d’un merlo impeso;
e fia lodevol opra e signorile,
perch’el sia esempio e specchio ad ogni vile. —
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Al detto suo Martano Orrigille have,
senza accennar, confermatrice presta.
— Non son (rispose il re) l’opre sí prave,
ch’al mio parer v’abbia d’andar la testa.
Voglio per pena del peccato grave,
che sol rinuovi al populo la festa. —
E tosto a un suo baron, che fe’ venire,
impose quanto avesse ad esequire.