Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/142

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136 canto


16
     E di tua fama invidïosa, come
io t’ho giá detto, avea fermo nel core
la grande altezza abbatter del tuo nome:
forse il faceva, o forse era in errore.
Ma ora avvien che questa voglia dome,
e faccia cader l’ale al mio furore,
l’aver inteso, poi che qui son giunta,
come io ti son d’affinitá congiunta.

17
     E come il padre mio parente e servo
ti fu, ti son parente e serva anch’io:
e quella invidia e quell’odio protervo
il qual io t’ebbi un tempo, or tutto oblio;
anzi contra Agramante io lo riservo,
e contra ogn’altro che sia al padre o al zio
di lui stato parente, che fur rei
di porre a morte i genitori miei. —

18
     E seguitò, voler cristiana farsi,
e dopo ch’avrá estinto il re Agramante,
voler, piacendo a Carlo, ritornarsi
a battezzare il suo regno in Levante;
et indi contra tutto il mondo armarsi,
ove Macon s’adori e Trivigante;
e con promissïon, ch’ogni suo acquisto
sia de l’Imperio e de la fé di Cristo.

19
     L’imperator, che non meno eloquente
era, che fosse valoroso e saggio,
molto esaltando la donna eccellente,
e molto il padre e molto il suo lignaggio,
rispose ad ogni parte umanamente,
e mostrò in fronte aperto il suo coraggio;
e conchiuse ne l’ultima parola,
per parente accettarla e per figliuola.