Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/193

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quarantesimo 187


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     Con tali e simil detti il vecchio accorto
studia tornare il suo signore in speme
di racquistarsi l’Africa di corto;
ma nel suo cor forse il contrario teme:
sa ben quanto è a mal termine e a mal porto,
e come spesso invan sospira e geme
chiunque il regno suo si lascia tôrre,
e per soccorso a’ barbari ricorre.

41
     Annibal e Iugurta di ciò fôro
buon testimoni, et altri al tempo antico:
al tempo nostro Ludovico il Moro,
dato in poter d’un altro Ludovico.
Vostro fratello Alfonso da costoro
ben ebbe esempio (a voi, Signor mio, dico),
che sempre ha riputato pazzo espresso
chi piú si fida in altri ch’in se stesso.

42
     E però ne la guerra che gli mosse
del pontifice irato un duro sdegno,
ancor che ne le deboli sue posse
non potessi egli far molto disegno,
e chi lo difendea, d’Italia fosse
spinto, e n’avesse il suo nimico il regno;
né per minaccie mai né per promesse
s’indusse che lo stato altrui cedesse.

43
     Il re Agramante all’orïente avea
volta la prora, e s’era spinto in alto,
quando da terra una tempesta rea
mosse da banda impetuoso assalto.
Il nocchier ch’al governo vi sedea:
— Io veggo (disse alzando gli occhi ad alto)
una procella apparecchiar sí grave,
che contrastar non le potrá la nave.