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quarantesimoprimo 205


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     a sí grande uopo, come era, dovendo
condursi col signor di Sericana;
ch’oltre che di valor fosse tremendo,
sapea ch’avea Baiardo e Durindana.
L’altra armatura, non la conoscendo,
non apprezzò per cosa sí soprana,
come chi ne fe’ prova apprezzò quella,
per buona sí, ma per piú ricca e bella.

29
     E perché gli facean poco mestiero
l’arme (ch’era inviolabile e affatato),
contento fu che l’avesse Oliviero;
il brando no, che sel pose egli a lato:
a Brandimarte consegnò il destriero.
Cosí diviso et ugualmente dato
volse che fosse a ciaschedun compagno
ch’insieme si trovâr, di quel guadagno.

30
     Pel dí de la battaglia ogni guerriero
studia aver ricco e nuovo abito indosso.
Orlando riccamar fa nel quartiero
l’alto Babel dal fulmine percosso.
Un can d’argento aver vuole Oliviero,
che giaccia, e che la lassa abbia sul dosso,
con un motto che dica: Fin che vegna:
e vuol d’oro la vesta e di sé degna.

31
     Fece disegno Brandimarte, il giorno
de la battaglia, per amor del padre,
e per suo onor, di non andare adorno
se non di sopraveste oscure et adre.
Fiordiligi le fe’ con fregio intorno,
quanto piú seppe far, belle e leggiadre.
Di ricche gemme il fregio era contesto;
d’un schietto drappo e tutto nero il resto.