Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/215

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quarantesimoprimo 209


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     Ch’io vinca o perda, o debba nel mio regno
tornare antiquo, o sempre starne in bando,
in mente sua n’ha Dio fatto disegno,
il qual né io, né tu, né vede Orlando.
Sia quel che vuol, non potrá ad atto indegno
di re inchinarmi mai timor nefando.
S’io fossi certo di morir, vo’ morto
prima restar, ch’al sangue mio far torto.

45
     Or ti puoi ritornar; che se migliore
non sei dimani in questo campo armato,
che tu mi sia paruto oggi oratore,
mal troverassi Orlando accompagnato. —
Queste ultime parole usciron fuore
del petto acceso d’Agramante irato.
Ritornò l’uno e l’altro, e ripososse,
fin che del mare il giorno uscito fosse.

46
     Nel biancheggiar de la nuova alba armati,
e in un momento fur tutti a cavallo.
Pochi sermon si son tra loro usati:
non vi fu indugio, non vi fu intervallo,
che i ferri de le lancie hanno abbassati.
Ma mi parria, Signor, far troppo fallo,
se, per voler di costor dir, lasciassi
tanto Ruggier nel mar, che v’affogassi.

47
     Il giovinetto con piedi e con braccia
percotendo venía l’orribil onde.
Il vento e la tempesta gli minaccia;
ma piú la conscïenzia lo confonde.
Teme che Cristo ora vendetta faccia;
che, poi che battezzar ne l’acque monde,
quando ebbe tempo, sí poco gli calse,
or si battezzi in queste amare e salse.