Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/284

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278 canto


108
     E quivi Adonio a comandare al cane
incominciò, et il cane a ubbidir lui,
e far danze nostral, farne d’estrane,
con passi e continenze e modi sui,
e finalmente con maniere umane
far ciò che comandar sapea colui,
con tanta attenzïon, che chi lo mira,
non batte gli occhi, e a pena il fiato spira.

109
     Gran maraviglia, et indi gran desire
venne alla donna di quel can gentile;
e ne fa per la balia proferire
al cauto peregrin prezzo non vile.
— S’avessi piú tesor, che mai sitire
potesse cupidigia feminile
(colui rispose), non saria mercede
di comprar degna del mio cane un piede. —

109
     E per mostrar che veri i detti fôro,
con la balia in un canto si ritrasse,
e disse al cane, ch’una marca d’oro
a quella donna in cortesia donasse.
Scossesi il cane, e videsi il tesoro.
Disse Adonio alla balia, che pigliasse,
soggiungendo: — Ti par che prezzo sia,
per cui sí bello e util cane io dia?

111
     Cosa, qual vogli sia, non gli domando,
di ch’io ne torni mai con le man vòte;
e quando perle, e quando annella, e quando
leggiadra veste e di gran prezzo scuote.
Pur di’ a madonna, che fia al suo comando;
per oro no, ch’oro pagar nol puote:
ma se vuol ch’una notte seco io giaccia,
abbiasi il cane, e ’l suo voler ne faccia. —