Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/285

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     Cosí dice; e una gemma allora nata
le dá, ch’alla padrona l’appresenti.
Pare alla balia averne piú derata,
che di pagar dieci ducati o venti.
Torna alla donna, e le fa l’imbasciata;
e la conforta poi, che si contenti
d’acquistare il bel cane; ch’acquistarlo
per prezzo può, che non si perde a darlo.

113
     La bella Argia sta ritrosetta in prima;
parte, che la sua fé romper non vuole,
parte, ch’esser possibile non stima
tutto ciò che ne suonan le parole.
La balia le ricorda, e rode e lima,
che tanto ben di rado avvenir suole;
e fe’ che l’agio un altro dí si tolse,
che ’l can veder senza tanti occhi volse.

114
     Quest’altro comparir ch’Adonio fece,
fu la ruina e del dottor la morte.
Facea nascer le doble a diece a diece,
filze di perle, e gemme d’ogni sorte:
sí che il superbo cor mansuefece,
che tanto meno a contrastar fu forte,
quanto poi seppe che costui ch’inante
gli fa partito, è ’l cavallier suo amante.

115
     De la puttana sua balia i conforti,
i prieghi de l’amante e la presenzia,
il veder che guadagno se l’apporti,
del misero dottor la lunga absenzia,
lo sperar ch’alcun mai non lo rapporti,
fêro ai casti pensier tal vïolenzia,
ch’ella accettò il bel cane, e per mercede
in braccio e in preda al suo amator si diede.