Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/302

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296 canto


150
     Lungo sará s’io vi vo’ dire in versi
le cerimonie, e raccontarvi tutti
i dispensati manti oscuri e persi,
gli accesi torchi che vi furon strutti.
Quindi alla chiesa catedral conversi,
dovunque andâr, non lasciaro occhi asciutti:
sí bel, sí buon, sí giovene a pietade
mosse ogni sesso, ogni ordine, ogni etade.

151
     Fu posto in chiesa; e poi che da le donne
di lacrime e di pianti inutil opra,
e che dai sacerdoti ebbe eleisonne
e gli altri santi detti avuto sopra,
in una arca il serbar su due colonne:
e quella vuole Orlando che si cuopra
di ricco drappo d’or, sin che reposto
in un sepulcro sia di maggior costo.

182
     Orlando di Sicilia non si parte,
che manda a trovar porfidi e alabastri.
Fece fare il disegno, e di quell’arte
inarrar con gran premio i miglior mastri.
Fe’ le lastre, venendo in questa parte,
poi drizzar Fiordiligi, e i gran pilastri;
che quivi (essendo Orlando giá partito)
si fe’ portar da l’africano lito.

177
     E vedendo le lacrime indefesse,
et ostinati a uscir sempre i sospiri,
né per far sempre dire uffici e messe,
mai satisfar potendo a’ suoi disiri;
di non partirsi quindi in cor si messe,
fin che del corpo l’anima non spiri:
e nel sepolcro fe’ fare una cella,
e vi si chiuse, e fe’ sua vita in quella.