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quarantesimoquinto 337


36
     Come al partir del sol si fa maggiore
l’ombra, onde nasce poi vana paura;
e come all’apparir del suo splendore
vien meno l’ombra, e ’l timido assicura:
cosí senza Ruggier sento timore;
se Ruggier veggo, in me timor non dura.
Deh torna a me, Ruggier, deh torna prima
che ’l timor la speranza in tutto opprima!

37
     Come la notte ogni fiammella è viva,
e riman spenta subito ch’aggiorna;
cosí, quando il mio sol di sé mi priva,
mi leva incontra il rio timor le corna:
ma non sí tosto all’orizzonte arriva,
che ’l timor fugge, e la speranza torna.
Deh torna a me, deh torna, o caro lume,
e scaccia il rio timor che mi consume!

38
     Se ’l sol si scosta, e lascia i giorni brevi,
quanto di bello avea la terra asconde;
fremono i venti, e portan ghiacci e nievi;
non canta augel, né fior si vede o fronde:
cosí, qualora avvien che da me levi,
o mio bel sol, le tue luci gioconde,
mille timori, e tutti iniqui, fanno
un aspro verno in me piú volte l’anno.

39
     Deh torna a me, mio sol, torna, e rimena
la desïata dolce primavera!
Sgombra i ghiacci e le nievi, e rasserena
la mente mia sí nubilosa e nera. —
Qual Progne si lamenta o Filomena
ch’a cercar esca ai figliolini ita era,
e trova il nido vòto; o qual si lagna
turture c’ha perduto la compagna: