Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/358

Da Wikisource.
352 canto


96
     Ella, prima ch’avere altro consorte
che ’l suo Ruggier, vuol far ciò che può farsi;
mancar del detto suo; Carlo e la corte,
i parenti e gli amici inimicarsi:
e quando altro non possa, al fin la morte
o col veneno o con la spada darsi;
che le par meglio assai non esser viva,
che, vivendo, restar di Ruggier priva.

97
     — Deh, Ruggier mio (dicea), dove sei gito?
Puote esser che tu sia tanto discosto,
che tu non abbi questo bando udito,
a nessun altro, fuor ch’a te, nascosto?
Se tu ’l sapesse, io so che comparito
nessun altro saria di te piú tosto.
Misera me! ch’altro pensar mi deggio,
se non quel che pensar si possa peggio?

98
     Come è, Ruggier, possibil che tu solo
non abbi quel che tutto il mondo ha inteso?
Se inteso l’hai, né sei venuto a volo,
come esser può che non sii morto o preso?
Ma chi sapesse il ver, questo figliuolo
di Costantin t’avrá alcun laccio teso;
il traditor t’avrá chiusa la via,
acciò prima di lui tu qui non sia.

99
     Da Carlo impetrai grazia, ch’a nessuno
men di me forte avessi ad esser data,
con credenza che tu fossi quell’uno
a cui star contra io non potessi armata.
Fuor che te solo, io non stimava alcuno:
ma de l’audacia mia m’ha Dio pagata;
poi che costui che mai piú non fe’ impresa
d’onore in vita sua, cosí m’ha presa.