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84 canto


20
     Forza è a Marfisa ch’a quel colpo vada
a provar se ’l terreno è duro o molle;
e cosa tanto insolita le accada,
ch’ella n’è per venir di sdegno folle.
Fu in terra a pena, che trasse la spada,
e vendicar di quel cader si volle.
La figliuola d’Amon non meno altiera
gridò: — Che fai? tu sei mia prigioniera.

21
     Se bene uso con gli altri cortesia,
usar teco, Marfisa, non la voglio,
come a colei che d’ogni villania
odo che sei dotata e d’ogni orgoglio. —
Marfisa a quel parlar fremer s’udia
come un vento marino in uno scoglio.
Grida, ma sí per rabbia si confonde,
che non può esprimer fuor quel che risponde.

22
     Mena la spada, e piú ferir non mira
lei, che ’l destrier, nel petto e ne la pancia:
ma Bradamante al suo la briglia gira,
e quel da parte subito si lancia;
e tutto a un tempo con isdegno et ira
la figliuola d’Amon spinge la lancia,
e con quella Marfisa tocca a pena,
che la fa riversar sopra l’arena.

23
     A pena ella fu in terra, che rizzosse.
cercando far con la spada mal’opra.
Di nuovo l’asta Bradamante mosse,
e Marfisa di nuovo andò sozzopra.
Ben che possente Bradamante fosse,
non però sí a Marfisa era di sopra,
che l’avesse ogni colpo riversata;
ma tal virtú ne l’asta era incantata.