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settimo 133


28
     ben che né gonna né faldiglia avesse;
che venne avolta in un leggier zendado
che sopra una camicia ella si messe,
bianca e suttil nel piú escellente grado.
Come Ruggiero abbracciò lei, gli cesse
il manto: e restò il vel suttile e rado,
che non copria dinanzi né di dietro,
piú che le rose o i gigli un chiaro vetro.

29
     Non cosí strettamente edera preme
pianta ove intorno abbarbicata s’abbia,
come si stringon li dui amanti insieme,
cogliendo de lo spirto in su le labbia
suave fior, qual non produce seme
indo o sabeo ne l’odorata sabbia.
Del gran piacer ch’avean, lor dicer tocca;
che spesso avean piú d’una lingua in bocca.

30
     Queste cose lá dentro eran secrete,
o se pur non secrete, almen taciute;
che raro fu tener le labra chete
biasmo ad alcun, ma ben spesso virtute.
Tutte proferte et accoglienze liete
fanno a Ruggier quelle persone astute:
ognun lo reverisce e se gli inchina;
che cosí vuol l’innamorata Alcina.

31
     Non è diletto alcun che di fuor reste;
che tutti son ne l’amorosa stanza.
E due e tre volte il dí mutano veste,
fatte or ad una ora ad un’altra usanza.
Spesso in conviti, e sempre stanno in feste,
in giostre, in lotte, in scene, in bagno, in danza.
Or presso ai fonti, all’ombre de’ poggietti,
leggon d’antiqui gli amorosi detti;