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canto secondo. 49

E che lor d’ogni danno ed interesse
Ch’avean per questo avuto, soddisfesse:

94 E settecento lance per un anno,
E dieci mila fanti gli pagasse;
La qual gente volea che allora a danno
Di Desiderio in Lombardia calasse.
Cogli statichi i Franchi se ne vanno;
E prima che ’l passaggio altri vietasse
(Chè de’ Boemi prossimi avean dubio),
Tornâr nell’altra ripa del Danubio.

95 E verso Praga in tanta fretta andaro,
Di nostra fede a quella età nimica
(Ben che nè ancora a questa nostra ho chiaro
Che le sia tutta la contrada amica),
Che a prima giunta i varchi le occuparo,
Cacciato e rotto con poca fatica
Re Cardorano, che mezzo in fracasso
Quivi era accorso a divietare il passo.

96 I Franceschi cacciâr fin sulle porte
Di Praga li Boemi in fuga e in rotta.
Quella città, di fosse e mura forte,
Salvò col suo signor la maggior frotta:
Le diè Carlo l’assalto; ma la sorte
Al suo disegno mal rispose allotta,
Chè a gran colpi di lance il popol fiero
Fe ritornar la gente dello Impero.

97 Chè mentre era difeso ed assalito
Da un lato il muro, il forte Cardorano
(Di cui se si volesse un uom più ardito,
Si cerchería forse pel mondo in vano)
Fuor d’una porta era da un altro uscito,
Ed avea fatto un bel menar di mano;
E dentro, con prigioni e preda molta,
Sua gente seco salva avea raccolta.

98 E fe che Carlo andò più ritenuto,
Ed ebbe miglior guardia alle sue genti,
Avendo lor d’un sito provveduto
Da porvi più sicuri alloggiamenti,
Dove il fiume di Molta1 è ricevuto

ariosto.Op. min. — 1. 5
  1. Il fiume Molta (Moldau) scorre presso Praga, e poco lungi entra nell’Elba, detta Albi dall’Ariosto. — (Molini.)