Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/152

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142 la cassaria.

Erofilo.                                    Ben abbiamone
Bisogno, e ch’egli e li Santi ci salvino.
Volpino.Anzi non vô che Dio o che Santi piglino
Fatica di salvarvi ora, possendovi
Salvar io sol. Non più Volpin mi nomino,
Ma la salute.
Erofilo.                       Oimè! non sai che Lucramo
È per partirsi domattina?
Volpino.                                             Partasi,
Con tempesta.
Caridoro.                         Deh non, chè porterebbono
Con esso lui le fanciulle pericolo.
Volpino.Io vô che le fanciulle in terra restino,
E ch’egli in mar si affoghi. Io, come prospera
Salute sono a voi, così infortunio
Sono al ruffiano: quel ghiotton distruggere
Ogni modo, e salvar voi mi delibero;
Ma non crediate che si parta.
Erofilo.                                                    Partesi;
Credi a chi ’l sa.
Volpino.                            Per spaventarvi simula
Di partire il ribaldo.
Caridoro.                                   Non vedendoci,
E non sappiendoci essere ove udivasi
Ciò che dicea, comandò alle sue femmine,
Che le lenzuola e le coltri piegassino,
E vesti e fin alle camicie sucide,
E nelle casse il tutto riponessino;
Ed ha mandato il Furbo a quei del dazio,
Che gli espediscan le robe; e commessogli
Ha che meni facchini che le portino
Questa sera alla nave. Volpin, renditi
Certo ch’egli si parte.
Erofilo.                                        Oimè! partendosi
Che fia di me? Dovunque vada Eulalia,
Anderà il mio côr anco.
Caridoro.                                        Anderà simile-
mente il mio con Corisca.
Volpino.                                          Se deliberi
Che ’l tuo côr vada domattina, avvisami,
Ch’io pigli, prima che serrin l’ufizio,
La sua bolletta, chè non lo ritenghino