Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/290

Da Wikisource.
280 i suppositi.

Mi sarete e nimico.
Cleandro.                                Andiam, Filogono,
A trovar mio figliuol; chè par che l’animo
Mi dica che trovarete medesima-
mente il vostro.
Filogono.                           Sì, andiamo.
Cleandro.                                                Poichè truovo le
Porte aperte, entraremo a la dimestica.
Lizio.Deh guardate, padron, che in qualche trappola
Non vi meni costui.
Filogono.                                 Quasi, se Erostrato
Perduto avessi, io mi curassi vivere.


SCENA VII.

DAMONIO, PSITERIA.


Damonio.Vien qua, ciancera e temeraria femmina:
Come sapría questa cosa Pasifilo,
Se tu non glie l’avessi fatto intendere?
Psiteria.Messer, non l’ha già da me inteso, e dicovi
Che egli è stato il primo a domandarmene.
Damonio.Tu ne menti, ribalda: ma delibera
Di dire il vero, o che cotesto fradicio
Carcame d’osso in osso io t’abbia a rompere.
Psiteria.Se ritrovate altrimenti, ammazzatemi
Ancora.
Damonio.               E dove ti parlò?
Psiteria.                                           Qui proprio
Nella via, non è un’ora.
Damonio.                                         E che facevi tu
Qui?
Psiteria.          Andava a casa di mona Beritola,
Per veder una mia tela che a tessere
Le ho data.
Damonio.                     E che accadéa così a Pasifilo
Di parlar teco, se tu già, ria femmina,
Non eri prima a cominciar la favola?
Psiteria.Anzi, egli fu che cominciò a riprendermi
E dirmi ingiuria, che a voi questa pratica
Avevo discoperta; e domandandogli
Io donde lo sapéa, mi disse: — Ho uditoti
Quando testè lo dicevi a Damonio;