Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/336

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326 la lena.

Voglio a casa; e costui crede vietarmelo.
Pacifico.Dice il ver; sua è per certo.
Bartolo.                                                Anzi, non dicono
Il vero.
Giuliano.             Tu pur mènti.
Fazio.                                    Senza ingiuria
Dirvi, parlate.
Bartolo.                        Tu mi mènti?1
Giuliano.                                                Mentoti,
Chè tu di’ ch’io non dico il vero.
Bartolo.                                                        Fazio,
Vi par, se di casa esce di Pacifico,
Ch’io mi debba lasciar dare ad intendere
Che la sia se non sua?
Giuliano.                                      Se di Pacifico
Fosse, fuor nella strada non trarrebbesi.
Bartolo.Anzi la traevate per nasconderla.
Pacifico.Non già, per dio: la traevo per rendere
A lui, che unguanno me ne fe servizio.
Fazio.Aspettate un pochetto: contentatevi
Ch’io dica il mio parer.
Bartolo.                                      Sì ben; rimettere
Mi voglio in voi.
Giuliano.                            Io ancora.
Fazio.                                             Lascia, Bartolo,
Che questa botte io mi chiami2 in diposito;
E se Giulian fra due dì mi certifica
Che sia sua, l’averà: ma non facendomi
Buona prova, vorrò ch’abbi pazienzia.
Giuliano.Son ben contento.
Bartolo.                            Ed io contento.
Giuliano.                                                       Possovi,
Ch’ella è mia, facilmente far conoscere.
Bartolo.Se prova gliene fai vera e legittima,
Sia tua, e tu dove e quando vuoi via portala.
Pacifico.Tu mi par’ poco savio a compromettere,
E lasciar torbidar3 la chiara e liquida


  1. Mentire, coll’accusativo di persona, per Dare altrui una mentita, non fu registrato nei vocabolari.
  2. Chiami a me (l’avocare dei forensi) come in deposito, o a titolo di deposito.
  3. Ediz. Giol.: turbidar.