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Hor per l’ombroſe valli: e lieti colli
Vanno cacciando le pauroſe lepri,
Hor con ſagaci cani, i fagian ſolli
Co ſtrepito vſcir fan di ſtoppie e vepri,
Hor a tordi lacciuoli, hor veſchi molli
Tendon tra gli odoriſeri Ginepri,
Hor con hami ineſcati: & hor con reti:
Turbano a peſci i grati lor ſecreti.
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Staua Ruggiero in tanta gioia e feſta
Mètre Carlo in trauaglio & Agramate:
Di cui l’hiſtoria, io non vorrei p queſta
Porre in oblio, ne laſciar Bradamante:
Che con trauaglio, e con pena moleſta
Pianſe piú giorni il diſiato amante:
C’hauea per ſtrade diſuſate e nuoue
Veduto portar via: ne ſapea doue.
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Di coſtei prima che de glialtri dico:
Che molti giorni andò cercado invano:
Pei boſchi ombroſi: e p lo capo aprico
Per ville, per citta, per monte, e piano:
Ne mai potè ſaper del caro amico
Che di tanto interuallo era lontano:
Ne l’hoſte ſaracin ſpeffo venia:
Ne mai del ſuo Ruggier ritrouo ſpia.
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Ogni di ne domanda a piú di cento:
Ne alcun le ne fa mai render ragioni:
D’alloggiamento va in alloggiamento
Cercandone e trabacche, e padiglioni,
E lo può far: che ſenza impedimento
Paſſa tra cauallieri: e tra pedoni:
Merce all’anel, ch ſuor d’ogni huma vſo
La fa ſparir quando l’e in bocca chiuſo.
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Ne può ne creder vuol che morto ſia:
Perche di ſi grande huom l’alta mina
Da l’onde Idaſpe vdita ſi faria
Fin doue il Sole a ripoſar declina,
Non fa ne dir, ne imaginar che via
Far poſſa, 01 cielo, o 1 terra, e pur meſchina
Lo va cercando: «e per compagni mena
Soſpiri e pianti, & ogni acerba pena.
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Penſo al ſin di tornare alla ſpelonca
Doue eran l’oſſa di Merlin propheta.
E gridar tanto intorno a quella conca:
Che ’l ſreddo marmo ſi moueſſe a pietá,
Che ſé viuea Ruggiero, o gli hauea tróca
l’alta neceſſita la vita lieta:
Si ſapria qndi, e poi s’ appiglierebbe
A quel miglior gfiglio che n’ haurebbe.
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Con queſta intention, preſe il camino
Verſo le ſelue proſſime a Pontiero,
Doue la vocal tomba di Merlino
Era naſcoſa in loco alpeſtro e fiero,
Ma quella Maga che ſempre vicino
Tenuto a Bradamáte hauea il penſiero:
Quella dico io, che nella bella grotta
l’hauea de la ſua ſtirpe iſtrutta e dotta.
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Quella benigna e ſaggia incantatrice
Laquale ha ſempre cura di coſtei,
Sappiendo ch’eſſer de progenitrice
D’huomini inuitti: anzi di Semidei:
Ciaſcun di vuol ſaper che fa, che dice,
E getta ciaſcun di ſorte per lei,
Di Ruggier liberato, e poi perduto,
E doue in India andò, tutto ha ſaputo.