Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/105

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 [40]
Ben veduto l’hauea ſu quel cauallo
     Che reggier non potea, ch’era sfrenato
     Scoſtarfi di lunghiſſimo interuallo:
     Per ſentier periglioſo, e non vſato:
     E bè ſapea che ſtaua i giuoco, e i ballo:
     E in cibo, e in otio, molle e delicato.
     Ne piú memoria hauea del ſuo Signore
     Ne de la donna ſua, ne del ſuo honore.

 [41]
E coſi il fior de li begli anni ſuoi:
     In lunga inertia hauer potria confluito
     Si gentil cauallier, per douer poi
     Perdere il corpo e l’anima in vn punto,
     E quel odor che ſol rimati di noi
     Poſcia che ’l reſto ſragile e defunto,
     Ch tra l’huom di ſepulchro: e ivita ilſerba
     Gli faria ſtato o tróco, o ſuelto in herba

 [42]
Ma quella gentil Maga che piú cura
     N’ hauea, ch’egli medeſmo di ſé ſteffo,
     Penſo di trarlo per via alpeſtre e dura,
     Alla vera virtú, mal grado d’effo,
     Come eſcellente medico, che cura
     Con ferro e fuoco, e co veneno (pedo,
     Che ſé ben molto da principio oſſende
     Poi gioua al ſine, e graſia ſé gli rende.

 [43]
Ella non gli era facile, e talmente
     Fattane cieca di ſuperchio amore,
     Che come facea Athlante: ſolamente
     A darli vita haueſſe poſto il core,
     Quel piú toſto volea che lungamente
     Viueſſe, e ſenza fama, e ſenza honore:
     Che con tutta la laude che ſta al mondo
     Mancaffe vn’áno al ſuo viuer giocòdo.

 [44]
l’hauea mandato all’Iſola d’Alcina,
     Perche obliane l’arme in quella corte,
     E come Mago di ſomma dottrina
     Ch’ufar ſapea gl’incanti d’ogni ſorte:
     Hauea il cor ſtretto di quella Regina
     Ne l’amor d’effo: d*un laccio ſi ſorte,
     Che nò ſé ne era mai per poter ſciorre
     S’ inuechiaffe Ruggier piú di Neſtorre.

 [45]
Hor tornando a colei ch’era preſaga
     Di quanto de auuenir, dico che tenne
     La dritta via, doue l’errante e vaga
     Figlia d’Amon: ſeco a incontrar ſi véne,
     Rradamante vedendo la ſua Maga
     Muta la pena che prima ſoſtenne
     Tutta in ſperanza, e quella l’apre ilvero
     Ch’ad Alcina e 9dotto il ſuo Ruggiero
 [46]
La Giouane riman preſſo che morta,
     Quado ode che ’l ſuo amate e coſi lſlge
     E piti che nel ſuo amor periglio porta
     Se gra rimedio, e ſubito non giunge,
     Ma la benigna Maga la conforta:
     E pſta pon P impiaſtro oue il duol puge,
     E le promette, e giura, in pochi giorni
     Far che Ruggiero a riueder lei torni.

 [47]
Da che Dona (diceaí Pannello hai teco
     Che vai cotra ogni Magica fattura,
     Io nò ho dubbio alcú, che s’ io P arreco
     La doue Alcina ogni tuo ben ti ſura,
     Ch’ io no le rópa il ſuo diſegno, e meco
     Non ti rimeui la tua dolce cura,
     Me n’andrò qſta ſera alla prim’hora,
     E faro in India al naſcer de l’aurora.