Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/12

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x prefazione

loro parola anche il duca aveva forse assentito. E però l’Ariosto, accingendosi nel 1532 alla ristampa, volle di tratto in tratto non correggere i luoghi censurati, ma difendersi dai frivoli censori, che adombrò ne’ due simboli di cui fregiò le stampe dell’Orlando; l’uno dell’alveare, donde un villano col fuoco scaccia le api, e l’altro delle bisce che si mordono.

Giā fin da prima, poiché gli era stato contraddetto che al mondo si trovasse tant’oro da potersene costruire la muraglia della cittā della fata, e s’osservava che l’alchimia soltanto avrebbe prodotto un falso colore simile, egli fa cenno di queste accuse insidiose:

          Alcun dal mio parer qui si dilunga
          E dice ch’eli’ è alchimia, e forse ch’erra,
          Et anco forse meglio di me intende;

ma conclude sorridendo:

          A me par oro poi che sí risplende1.

Altrove, dopo aver avvertito che chi va lontano dalla patria vede cose strane, che narrandole poi non son credute, perché il volgo sciocco non dā fede se non a quel che vede e tocca, soggiunge con arguto sdegno:

          .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  non bisogna
          ch’io ponga mente al vulgo sciocco e ignaro;

e si volge ai piū colti e sagaci, cui non parrā menzogna la favola poetica, perché ne penetreranno l’alto significato2.

L’eco però di queste sterili discussioni meglio s’ascolta nella narrazione dell’ultima lotta fra i tre campioni cristiani e i tre pagani in Lipadusa. Federico Fulgoso, che era capitato nell’isola pelagica, l’aveva trovata sí fiera, montuosa e ineguale da non esservi un sol luogo pianeggiante; e però avanti al suo duce aveva ripreso l’Ariosto di(1)

  1. Orlando Furioso di L. Ariosto, VI, 59, 5-8.
  2. Orlando Furioso di L. Ariosto, VII, 2, 1-4.