Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/171

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 [4]
Iſabella ſono io, che ſiglia ſui
     Del Re mal fortunato di Gallitia,
     Ben diſſi ſui, e’ hor non ſon piú di lui,
     Ma di dolor, d’affanno, e di meſtitia:
     Colpa d’amor, c’hio non ſaprei di cui
     Dolermi piú, che de la ſua nequitia,
     Che dolceméte ne i principii applaude
     E teſſe di nafeoſto inganno e ſraude.

 [5]
Giá mi viuea di mia ſorte felice
     Gentil, giouane, ricca, honeſta, e bella:
     Vile e pouera hor ſono, hor inſelice
     E s’ altra e peggior ſorte io ſono in qlla:
     Ma voglio ſappi la prima radice
     Che produſſe quel mal che mi flagella,
     E ben ch’aiuto poi da te non eſca
     Poco non mi parrá che te n’ increſca.

 [6]
Mio patre ſé in Baiona alcune gioſtre
     (Eſſer denno hoggimai dodici meſi)
     Traſſe la fama ne le terre noſtre
     Cauallieri a gioſtrar di piú paeſi,
     Fra glialtri, oſia ch’Amor coli mi moſtre
     O che virtú pur ſé ſteffa paleſi:
     Mi parue da lodar Zerbino ſolo
     Che del gran Re di Scotia era ſigliuolo.

 [7]
Ilqual poi che far pruoue in campo vidi
     Miracoloſe di caualleria
     Fui preſa del ſuo amore, e non m’auidi
     Ch’io mi conobbi piú non eſſer mia
     E pur, ben che’l ſuo amor coſi mi guidi:
     Mi gioua ſempre hauere in fantaſia
     Ch’ io no mifi il mio core í luogo ímódo
     Ma nel piú dgno e bel e’ hoggi ſia al mòdo.

 [8]
Zerbino di bellezza e di valore
     Sopra tutti i Signori era eminente,
     Moſtrómi, e credo mi portaſſe amore,
     E che di me non foſſe meno ardente,
     Non ci manco chi del comune ardore
     Interprete ſra noi foſſe ſouente,
     Poi che di viſta anchor ſummo diſgiuti
     Che gli animi reſtar ſempre congiunti.

 [9]
Perho che dato ſine alla gran feſta
     Il mio Zerbino in Scotia ſé ritorno,
     Se fai che coſa e Amor, be fai che meſta
     Reſtai di lui penſando notte e giorno,
     Et era certa che non men moleſta
     Fiama, Uomo il ſuo cor facea ſoggiorno
     Egli non fece al ſuo diſio piú ſchermi,
     Se non che cerco via di ſeco hauermi.

 [10]
E perche vieta la diuerſa fede,
     Eſſendo egli chriſtiano: io ſaracina,
     Ch’ al mio padre p moglie no mi chiede
     Per ſurto indi leuarmi ſi deſtina,
     Fuor de la ricca mia patria, che ſiede
     Tra verdi campi allato alla marina,
     Haueua vn bel giardin fopra vna riua
     Che colli Storno e tutto il mar ſcopriua.

 [11]
Gli parue il luogo, a ſornir ciò diſpoſto
     Che la diuerſa religion ci vieta,
     E mi fa ſaper l’ordine che poſto
     Hauea di far la noſtra vita lieta,
     Appreſſo a Santa Marta hauea nafeoſto
     Con gente armata vna Galea ſecreta,
     In guardia d’ Odorico di Biſcaglia
     In mare e in terra maſtro di battaglia.