Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/194

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 [104]
Siede Parigi in vna gran pianura
     Nel’ombilico a Francia, anzi nel core
     Gli paſſa la Riuiera entro le mura,
     E corre & eſce in altra parte ſuore
     Ma fa vn’ iſola prima: e v’ aſſicura
     De la citta vna parte, e la migliore:
     L’altre due (ch’i tre parti, e la gra terra)
     Di ſuor la ſoſſa e dentro il fiume ferra.

 [105]
Alla citta che molte miglia gira
     Da molte parti ſi può dar battaglia:
     Ma perche ſol da vn canto aſſalir mira
     Ne volentier l’eſercito ſbarraglia
     Oltre il fiume Agramante ſi ritira
     Verſo Ponete, accio che qndi aſſaglia
     Perho che ne cittade ne campagna
     Ha dietro (ſé non ſua) fin’ alla Spagna.

 [106]
Douunqj intorno il gran muro circonda
     Gran munitioni hauea giá Carlo fatte:
     Fortificando d’ argine ogni ſponda
     Con ſcannafoſſi dentro, e caſe matte:
     Onde entra ne la terra, onde eſce l’onda
     Groſſiſſime cathene haueua tratte,
     Ma fece piú ch’altroue prouedere
     La doue hauea piú cauſa di temere.

 [107]
Con occhi d’ Argo il figlio di Pipino
     Preuide oue aſſalir douea Agramante:
     E non fece diſegno il Saracino
     A cui non foſſe riparato inante:
     Con Ferrau, Iſoliero Serpentino
     Grandonio, Falſirone, e Balugante
     E con ciò che di Spagna hauea menato
     Reſto Marfiglio alla campagna armato.

 [108]
Sobrin gliera a man maca in ripa a Sena
     Con Pulian, con Dardinel d’Almonte,
     Col Re d Oran ch’effer gigante accenna
     Lungo fei braccia da i piedi alla ſronte,
     Deh pche a muouer me fon’ io la pena
     Che quelle géti a muouer l’arme prote?
     Che’l Re di Sarza pie d’ ira e di ſdegno,
     Grida e beſtémia, e nò può ſtar piú a ſegno

 [109]
Come aſſalire, o vaſi paſtorali
     O le dolci reliquie de conuiui
     Soglion con rauco ſuon di ſtridule ali
     Le ipronte moſche a caldi giorni eſtiui.
     Come li ſtorni a roſſeggianti pali
     Vanno de mature vue: coſi quiui
     Empiendo il ciel di grida e di rumori
     Veniano a dare il fiero affatto i Mori.

 [110]
l’eſercito Chriſtian fopra le mura
     Co lácie, ſpade, e ſcure, e pietre, e fuoco,
     Difende la citta ſenza paura,
     E il Barbarico orgoglio eſtima poco,
     E doue Morte vno & vn’ altro ſura
     Non e chi per viltá ricuſi il loco,
     Tornano i Saracin giú ne le foſſe,
     A ſuria di ferite e di percoſſe.

 [111]
Non ferro ſolamente vi s’ adopra
     Ma groſſi maſſi: e merli integri e ſaldi:
     E muri diſpiccati con molt’ opra
     Tetti di torri, e gran pezzi di ſpaldi:
     l’acque bollenti che vengon di fopra
     Portano a Mori inſupportabil caldi,
     E male a queſta pioggia ſi refiſte
     Ch’entra p glielmi e fa acciecar le viſte.