Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/195

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 [112]
E queſta piú nocea che’l ferro quaſi:
     Hor che de far la nebbia di calcine?
     Hor che doueano far li ardenti vaſi?
     Con olio e zolfo, e peci, e trementine,
     I cerchii in munition non ſon rimaſi
     Ctí d’ognintorno háno di ſiama il crine,
     Queſti ſcagliati per diuerſe bande
     Mettono a Saracini aſpre ghirlande.

 [113]
In tanto il Re di Sarza hauea cacciato
     Sotto le mura la ſchiera feconda:
     Da Buraldo da Ormida accópagnato
     Quel Garamate, e qſto di Marmonda:
     Clarindo e Soridan gli ſono allato
     Ne par che’l Re di Setta ſi naſconda:
     Segue il Re di Marocco, e ql di Coſca
     Ciaſcun perche il valor ſuo ſi conoſca.

 [114]
Ne la bandiera ch’e tutta vermiglia
     Rodomonte di Sarza il Leon ſpiega:
     Che la feroce bocca ad vna briglia
     Che gli pon la ſua dona, aprir nò niega,
     Al Leon ſé medeſimo aſſimiglia
     E per la dona che lo ſrena e lega
     La bella Doralice ha figurata
     Figlia di Stordilan Re di Granata.

 [115]
Quella ch tolto hauea (eoe io narraua)
     Re Madricardo (e diſſi doue e a cuil
     Era coſtei che Rodomonte amaua
     Piú che’l ſuo regno, e piú che gliocchi ſui
     E corteſia, e valor p lei moſtraua,
     Non giá ſapendo ch’era in ſorza altrui
     Se ſaputo l’hauefle allhora allhora
     Fatto hauria ql: ch ſé ql giorno áchora.

 [116]
Sono appoggiate a vn tempo mille ſcale
     Che no han men di dua per ogni grado,
     Spinge il fecondo quel ch’inanzi ſale
     Che’l terzo lui motar fa ſuo mal grado,
     Chi per virtú chi per paura vale,
     Couien ch’ognfl p ſorza etri nel guado,
     Che qualúche s’adagia, il Re d’Algere
     Rodomonte crudele vecide o fere.

 [117]
Ognun dunque ſi sforza di ſalire
     Tra il fuoco e le ruine in ſu le mura,
     Ma tutti glialtri guardano ſé aprire
     Veggiano paſſo, oue ſia poca cura:
     Sol Rodomonte ſprezza di venire
     Se non doue la via meno e ſicura,
     Doue nel caſo diſperato e rio
     Glialtri fan voti, egli beſtemmia Dio.

 [118]
Armato era d’un ſorte e duro vſbergo,
     Che ſu di drago vna ſcagliofa pelle:
     Di queſto giá ſi cinſe il petto e’l tergo
     Quello Auol ſuo ch’edifico Babelle:
     E ſi penſo cacciar de l’aureo albergo
     E torre a Dio il gouerno de le ſtelle:
     L’elmo e lo ſcudo fece far perfetto
     E il brando inſieme, e ſolo a qſto effetto.

 [119]
Rodomonte non giá men di Nembrotte
     Indomito ſuperbo e ſuribondo,
     Che d’ ire al ciel non tarderebbe a notte
     Quando la ſtrada ſi trouaſſe al mondo,
     Quiui non ſta a mirar s’ intere o rotte
     Sieno le mura, o s’ habbia l’acqua fondo
     l’affa la ſoſſa, anzi la corre, e vola
     Ne l’acqua e nel pantan fin’ alla gola.