Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/196

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 [120]
Di fango brutto e molle d’ acqua, vanne
     tra il ſoco e i faſſi e gliarchi e le baleſtre
     Come andar ſuol tra le paluſtri canne
     De la noſtra Mallea porco filueſtre,
     Che col petto col griſo, e con le zanne
     Fa douunque ſi volge ampie fineſtre:
     Con lo ſcudo alto il Saracin ſicuro
     Ne vien ſpzzado il ciel, no ch ql muro.

 [121]
Nò ſi toſto all’aſciutto e Rodomonte
     Che giunto ſi ſenti ſu le bertreſche
     Che dentro alla muraglia facean ponte
     Capace e largo alle ſquadre Fraceſche,
     Hor ſi vede ſpezzar piú d’una ſronte
     Far chieriche maggior de le frateſche,
     Braccia e capi volare, e ne la ſoſſa
     Cader da muri vna ſiumana roſſa.

 [122]
Getta il Paga lo ſcudo, e a duo ma pnde
     La crudel ſpada, e giuge il Duca Arnolſo
     Coſtui venia di la doue diſcende
     L’acqua del Rheno nel ſalato golſo,
     Quel miſer contra lui non ſi difende
     Meglio ch faccia cótra il fuoco il zolfo:
     E cade in terra, e da l’ultimo crollo
     Dal capo feſſo vn palmo ſotto il collo.

 [123]
Vcciſe di roueſcio in vna volta
     Anſelmo, Oldrado, Spineloccio, e Prando,
     Il luogo ſtretto, e la grá turba ſolta
     Fece girar ſi pienamente il brando,
     Fu la prima metade a Fiandra tolta,
     L’altra ſcemata al populo Normando,
     Diuife appreſſo da la ſronte al petto
     Et indi al vètre il Maganzeſe Orghetto.

 [124]
Getta da merli Andropono e Moſchino
     Giú ne la ſoſſa, il primo e ſacerdote:
     Non adora il fecondo altro che’l vino
     E le bigonce a vn ſorſo n’ ha giá vuote
     Come veneno e ſangue viperino,
     l’acque ſugia quanto ſuggir ſi puote:
     Hor qui muore, e ql che piú l’annoia
     E’l ſentir che ne l’acqua ſé ne muoia.

 [125]
Taglio In due parti il Prouenzal Luigi
     E paſſo il petto al Toloſano Arnaldo,
     Di Torſe Obto, Claudio, Vgo, e Dionigi
     Mandar lo ſpirto ſuor col ſangue caldo,
     E preſſo a queſti, quattro da Parigi
     Gualtiero, Satallone, Odo, & Ambaldo,
     Et altri molti, & io non ſaprei come
     Di tutti nominar la patria e il nome.

 [126]
La turba dietro a Rodomonte preſta
     Le ſcale appoggia, e mòta i piú d’ u loco
     Quiui non fanno i Parigin piú teſta
     Che la prima difeſa lor vai poco,
     San ben ch’agli nemici assai piú reſta
     Dentro da fare, e non l’hauran da gioco,
     Perche tra il muro e l’argine fecondo
     Diſcéde il ſoſſo horribile e profondo.

 [127]
Oltra che i noſtri facciano difeſa
     Dal baffo all’alto, e moſtrino valore,
     Nuoua gente ſuccede alla conteſa
     Sopra l’erta pendice interiore.
     Che fa con lancie e con ſaette oſſeſa
     Alla gran moltitudine di ſuore,
     Che credo ben che faria ſtata meno
     Se nò v’ era il ſigliuol del Re Vlieno.