Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/207

Da Wikisource.


 [72]
Due belle donne honeſtamente ornate
     l’una veſtita a bianco, e l’altra a nero,
     Che de la pugna cauſa erano ſtate
     Stallano a riguardar P affatto fiero:
     Queſte eran quelle due benigne Fate
     C’hauean notriti i ſigli d’Oliuiero
     Poi che li traſſon teneri citelli
     Da i curui artigli di duo gradi augelli.

 [73]
Che rapiti gli haueuano a Giſmonda
     E portati lontan dal ſuo paeſe,
     Ma no biſogna i ciò ch’io mi diffonda
     Ch’a tutto il mondo e l’hiſtoria paleſe:
     Ben che l’author nel padre ſi confonda
     Ch’un per vn’ altro (io no ſo come) preſe
     Hor la battaglia i duo gioueni fanno
     Che le due donne ambi pregati n’hAno.

 [74]
Era in quel clima giá ſparito il giorno
     AlPIfole anchor alto di Fortuna:
     E’ ombre hauea tolto ognivedere atorno
     Sotto l’incerta e mal compreſa Luna
     Quando alla rocca Horril fece ritorno
     Poi ch’alia bianca, e alla ſorella bruna
     Piacque di diſſerir l’aſpra battaglia
     Fin che’l Sol nuouo all’Orizonte faglia.

 [75]
Aſtolfo che Griphone, & Aquilante
     Et all’inſegne, e piú al ferir gagliardo
     Riconoſciuto hauea gra pezzo inante,
     Lor non ſu altiero a ſalutar ne tardo,
     Eſſi vedendo, che quel che’l Gigante
     Trahea legato, era il Baron dal Pardo
     (Che coſi in corte era quel Duca detto)
     Raccolſcr lui con non minore affetto.

 [76]
Le donne a ripoſare i cauallieri
     Menaro a vn lor palagio indi vicino,
     Donzelle incontra venero e feudieri
     Con torchi acceſi a mezo del camino,
     Diero, a chi n’hebbe cura, i lor deſtrieri
     Traſſonſi Parme, e détrovn bel giardino
     Trouar ch’apparechiata era la cena
     Ad vna ſonte limpida, & amena.

 [77]
Fan legare il Gigante alla verdura
     Con vn’ altra catena molto groſſa,
     Ad vna quercia di molt’ anni dura,
     Che non ſi romperá per vna ſcoſſa,
     E da dieci ſergenti haueme cura
     Che la notte diſcior non ſé ne poſſa,
     Et .duliili. e ſorſè far lor danno
     Mentre ſicuri e ſenza guardia ſtanno,

 [78]
All’abondante e ſontuoſa menſa
     Doue il manco piacer fur le viuande
     Del ragionar gran parte ſi diſpenfa
     Sopra d’ Horrilo, e del miracol grande
     Che quaſi par vn ſogno a chi vi penſa:
     C’hor capo hor braccio a terra ſé gli máde
     Et egli lo raccolga e lo raggiugna
     E piú feroce ogn’hor tomi alla pugna.

 [79]
Aſtolfo nel ſuo libro hauea giá letto,
     Quel ch’agi’ incanti riparare inſegna,
     Ch’ad Horril non trarrá Palma del petto
     Fin ch’un crine fatai nel capo tegna.
     Ma ſé lo ſuelle o tronca, ſia conſtretto
     Ch ſuo mal grado ſuor l’alma ne veglia:
     Queſto ne dice il libro, ma non come
     Conoſca il crine in coſi ſolte chiome.