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Non men de la vittoria ſi godea
Che ſé n’haueſſe Aſtolfo giá la palma,
Come chi ſpeme in pochi colpi hauea
Suellere il crine al Negromáte e l’alma,
Perho di quella impreſa promettea
Tor ſu gli homeri ſuoi tutta la ſalma,
Horril fará morir quando non ſpiaccia
A i duo ſratei ch’egli la pugna faccia.
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Ma quei gli danno volentier l’impreſa
Certi che debbia affaticarli in vano:
Era giá l’altra Aurora in cielo aſceſa
Quado calo da i muri Horrilo al piano,
Tra il Duca e lui ſu la battaglia acceſa
La mazza l’un l’altro ha la ſpada i mao,
Di mille attéde Aſtolfo vn colpo trarne
Che lo ſpirto gli ſciolga da la carne.
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Hor cader gli fa il pugno con la mazza
Hor P uno hor l’altro braccio co la mao,
Quando taglia a trauerſo la corazza
E quado il va troncado a brano a brano,
Ma ricogliendo ſempre de la piazza
Va le ſue membra Horrilo, e ſi fa ſano:
S’in cento pezzi ben l’haueſſe fatto
Reditegrarſi il vedea Aſtolfo a ú tratto.
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Al ſin di mille colpi vn gli ne colſe
Sopra le ſpalle a i termini del mento,
La teſta e l’elmo dal capo gli tolſe
Ne ſu d’ Horrilo a diſmontar piú lento:
La ſanguinoſa chioma in man s’ auolſe
E riſalſe a cauallo in vn momento
E la porto correndo incontra’l Nilo,
Che rihauer non la poteſſe Horrilo.
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Quel ſciocco che del fatto nò s’accorfe
Per la polue cercando iua la teſta,
Ma come inteſe, il corridor via torſe
Portare il capo ſuo per la foreſta:
Immantinente al ſuo deſtrier ricorſe
Sopra vi ſale e di ſeguir non reſta,
Volea gridare aſpetta volta volta
Ma gli hauea il Duca giá la bocca tolta.
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Pur ch nò gli ha tolto acho le calcagna
Si riconforta, e ſegue a tutta briglia,
Dietro il laſcia gran ſpatio di campagna
Quel Rabican che corre a marauiglia,
Aſtolfo intanto per la cuticagna
Va da la nuca ſin fopra le ciglia
Cercando in fretta fe’l crine fatale,
Conoſcer può e’ Horril tiene Imortale.
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Fra tanti e innumerabili capelli
Vn piú de l’altro non ſi ſtende o torce,
Qual dunque Aſtolfo ſcegliera di qlli
Ch per dar morte al rio ladro raccorce:
Meglio e (diſſe) ch tutti io tagli o ſuelli.
Ne ſi trouando hauer raſoi ne ſorce.
Ricorſe immantinente alla ſua ſpada
Che taglia ſi, che ſi può dir che rada.
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E tenendo quel capo per lo naſo
Dietro e dinanzi lo difehioma tutto.
Trouo ſra glialtri quel fatale a caſo:
Si fece il viſo allhor pallido e brutto,
Trauolſe gli occhi, e dimoſtro all’occaſo
Per manifeſti ſegni, eſſer condutto,
E’l buſto che ſeguia troncato al collo,
Di fella cadde, e die l’ultimo crollo.