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Ne la citta con pace e con amore
Tornaro, oue le feſte raddoppiarli,
Poi la gioſtra ſi ſé, di che l’honore
E’l pregio Sanſonetto fece darſi,
Ch’ Aſtolfo e i duo ſratelli, e la migliore
Di lor Marphiſa, non volſon prouarſi,
Cercando com’amici e buon cópagni
Che Sanſonetto il pregio ne guadagni.
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Stati che ſono in gran piacere e in feſta
Con Norandino otto giornate o diece
Perche I’ amor di Francia gli moleſta
Che laſciar ſenza lor tanto non lece,
Tolgon licentia, e Marphiſa che queſta
Via diſiaua, compagnia lor fece:
Marphiſa hauuto hauea lungo diſire
Al paragon de i Paladin venire.
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E far eſperientia ſé l’effetto
Si pareggiaua a tanta nominanza
Laſcia vn’ altro in ſuo loco Sanſonetto
Che di Hieruſalem regga la ſtanza,
Hor queſti cinque invn drappello eletto
Che pochi pari al modo han dipoſſanza
Licentiati dal Re Norandino
Vano a Tripoli, e al mar ch v’ e vicino.
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E quiui vna Caracca ritrouaro
Che per Ponente mercantie raguna,
Per loro e pei caualli s’ accordaro
Con vn vecchio patron ch’era da Luna:
Moſtraua d’ ognintorno il tempo chiaro
C haurian per molti di buona Fortuna,
Sciolſer dal lito, hauendo aria ſerena
E di buon vento ogni lor vela piena.
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L’Ifola ſacra all’amorofa Dea
Diede lor ſotto vn’ aria il primo porto
Ch (no ch’a oſieder glihuomini ſia rea)
Ma ſtèpra il ferro, e quiui e’l viuer corto
Cagion n’ e vn ſtagno, e certo non douea
Natura a Famagoſta far quel torto
D’ appffarui Coſtanza acre e maligna
Quando al reſto di Cypro e ſi benigna.
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Il graue odor che la palude eſhala
No laſcia al legno far troppo ſoggiorno
Quldi a li Greco leuate ſpiego ogni ala
Volado da man deſtra a Cypro intorno
E ſurſe a Papho, e poſe in terra ſcala:
E i nauiganti vſcir nel lito adorno
Chi per merce leuar: chi per vedere
La terra d’Amor piena, e di piacere.
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Dal mar fei miglia o fette, apoco apoco
Si va ſalendo in verſo il colle ameno,
Myrti, e Cedri, e Naraci, e Lauri, il loco
E mille altri ſoaui arbori han pieno
Serpillo, e Perſa, e Roſe, e Gigli, e Croco
Spargon da l’odoriſero terreno
Tanta ſuauita, ch’in mar ſentire
La fa ogni vento che da terra ſpire.
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Da l’impida ſontana, tutta quella
Piaggia, rigado va vn ruſcel fecondo.
Ben ſi può dir che ſia di Vener bella
Il luogo diletteuole, e giocondo,
Che v’e ogni dona affato, ogni dòzella
Piaceuol, piú ch’altroue ſia nel mondo,
E fa la Dea che tutte ardon d’ amore
Giouani e vecchie inno all’ultime hore.