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Di Marphiſa, d’ Adolfo, d’Aquilante
Di Griphòe e de glialtri io vi vuo dire,
Che trauagliati, e con la morte inante
Mal ſi poteano incótra il mar ſchermire,
Che ſempre piti ſuperba e piú arrogante
Creſcea Fortuna le minaccie e l’ire
E giá durato era tre di lo ſdegno
Ne di placarfi anchor moſtraua ſegno.
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Cartello e ballador ſpezza e ſraccaſſa
l’onda nimica e’l veto ognhor piú fiero,
Se parte ritta il verno pur ne laſſa
La taglia e dona al mar tutta il nocchiero
Chi ſta col capo chino in vna carta
Su la charta appuntando il ſuo ſentiero,
A lume di lanterna piccolina
E chi col torchio giú ne la ſentina.
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Vn ſotto poppe, vn’ altro ſotto prora
Si tiene iii.ui/-i l’horiuol da polue,
E torna a riuedere ogni mez’ hora
Quato e giá corſo, & a ch via ſi volue,
Indi ciaſcun con la ſua charta ſuora
A meza naue il ſuo parer riſolue,
La doue a vn tempo i marinari tutti
Sono a conſiglio dal padron ridutti.
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Chi dice, fopra Limirto venuti
Siamo p ql ch’io trouo alle ſeccagne,
Chi di Tripoli appreſſo i farti acuti
Doue il mar le piú volte i legni ſraglie,
Chi dice ſiamo in Satalia perduti,
Percui piú d’ u nocchier ſoſpira e piagne
Ciaſcun fecondo il parer ſuo argomenta
Ma tutti vgual timor pme e fgomenta.
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II terzo giorno con maggior diſpetto
Gli aſſale il vèto, e il mar piú irato ſreme
E P un ne ſpezza, e portane il Trinchetto
E’l Timon l’altro, e chi lo volge ífieme:
Ben e di ſorte e di marmoreo petto
E piú duro ch’acciar. e’ hora non teme
Marphira che giá ſu tanto ſicura
No nego che quel giorno hebbe paura.
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Al monte Sinai ſu peregrino
A Gallitia pmeſſo, a Cypro, a Roma:
Al Sepolchro, alla Vergine d’ Hettino
E ſé celebre luogo altro ſi noma,
Su’l mare in tanto e ſperto al ciel vicino
L’afflitto e conquartato legno toma
Di cui p me trauaglio hauea il Padrone
Fatto l’arbor tagliar de l’Artimone.
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E colli e carte e ciò che v’ e di graue
Gitta da prora, e da poppe, e da ſponde:
E fa tutte ſgombrar camere e giaue
E dar le ricche merci all’auide onde:
Altri attende alle trombe, e a tor di naue
l’acqj Iportue, e il mar nel mar rifonde,
Soccorre altri in ſentina ouunq3 appare
Legno da legno hauer ſdrucito il mare.
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Stero in queſto trauaglio, in queſta pena
Bè qttro giorni, e no hauea piú ſchermo
E n’hauria hauuto il mar vittoria piena
Poco piú che’l furor teneſſe fermo:
Ma diede ſpeme lor d’ aria ſerena
La diſiata luce di ſanto Hermo,
Ch’ in prua s’ una cocchina a por ſi venne
Che piú non v’erano arbori ne antenne.