Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/276

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 [99]
Ragionando tra ſé, dicea Marphiſa,
     Buon ſu per me che coſtui non ſi moſſe,
     Ch’andaua a riſco di reſtarne vcciſa
     Se dianzi ſtato co i compagni foſſe,
     Quado io mi truouo a pena a qſta guiſa
     Di potergli ſtar contra alle percoſſe,
     Coſi dice Marphiſa, e tutta volta
     Non reſta di menar la ſpada in volta.

 [100]
Buon ſu p me (dicea qll’altro anchora)
     Che ripoſar coſtui non ho laſciato,
     Difender me ne poſſo a fatica hora
     Che de la prima pugna e trauagliato,
     Se fin’ al nuouo di facea dimora
     A ripigliar vigor, che faria ſtato?
     Vètura hebbi io quáto piú poſſa hauerſi
     Che nò voleſſe tor quel ch’io gli offerii .

 [101]
La battaglia duro fin’ alla ſera
     Ne chi haueſſe acho il meglio era paleſe:
     Ne l’un ne l’altro piú ſenza lumiera
     Saputo hauria come ſchiuar l’offefe,
     Giunta la notte, all’inclyta Guerriera
     Fu primo a dir il cauallier corteſe,
     Che faren poi che con vgual Fortuna
     N’ha fopragiunti la notte importuna?

 [102]
Meglio mi par che’l viuer tuo prologhi
     Almeno inſino a tanto che s’aggiorni,
     Io non poſſo còcederti che aggiunghi
     Fuor ch’uá notte picciola a i tua giorni:
     E di ciò ch no glihabbi hauer piú lughi
     La colpa fopra me non vuo che torni,
     Torni pur fopra alla ſpietata legge
     Del feſſo feminil che’l loco regge.

 [103]
Se di te duolmi, e di queſt’ altri tuoi
     Lo fa colui che nulla coſa ha oſcura,
     Con tuoi copagni ſtar meco tu puoi
     Con altri non haurai ſtanza ſicura.
     Perche la turba, a cu’i mariti ſuoi
     Hoggi vcciſi hai, giá contra te cògiura,
     Ciaſcun di qſti a cui dato hai la morte
     Era di diece femine conſorte.

 [104]
Dal danno e’ han da te riceuut’ hoggi
     Diſian nouanta femine vendetta,
     Si che ſé meco ad albergar non poggi
     Queſta notte aſſalito eſſer t’ aſpetta,
     Diſſe Marphiſa, accetto che m’alloggi
     Con ſicurta, che non ſia men perfetta,
     In te la fede, e la bontá del core
     Che ſia l’ardire, e il corporal valore.

 [105]
Ma ch t’increfea ch m’habbi advecidere
     Bè ti può increſcere ancho del cotrario,
     Fin qui non credo che l’habbi da ridere
     Per ch’io ſia men di te duro auuerſario,
     O la pugna ſeguir vogli, o diuidere
     O farla all’uno o all’altro luminario
     Ad ogni cenno pronta tu m’haurai
     E come, & ogni volta che vorrai.

 [106]
Coſi ſu differita la tenzone
     Fin ch diGage vſciſſe il nuouo Albore,
     E ſi reſto ſenza concluſione
     Chi d’effi duo guerrier foſſe il migliore,
     Ad Aquilante venne, & a Griphone
     E coſi a glialtri il liberal Signore,
     E li prego, che fin’ al nuouo giorno
     Piaceſſe lor di far ſeco ſoggiorno.