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Che piaceri amoroſi e riſo e gioco
Che ſuole amar ciaſcun de la mia etade.
Le purpure, e le gemme, e l’hauer loco
Inanzi a glialtri ne la ſua cittade:
Potuto hanno per Dio mai giouar poco
All’huom, che priuo ſia di libertade,
E’l non poter mai piú di <|ui leuarmi
Seruitu grane e intolerabil panni.
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I] vedermi lograr de i miglior anni
Il piú bel fiore in ſi vile opra e molle
Tienimi il cor ſemp i ſtimulo e in affanni
Et ogni guſto di piacer mi tolle,
La fama del mio (angue ſpiega i vanni
Per tutto’l mondo, e fin’ al ciel s’ eſtolle
Ch ſorſè buona parte anch’ io n’ haurei
S’effer poteſſi co i ſratelli miei.
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l’armi ch’ingiuria il mio deſtin mi fai ria
Hauendomi a ſi vii ſeruigio eletto:
Come chi ne l’armèto il deſtrier caccia
Ilqual d’occhi o di piedi habbia difetto
O per altro accidente che diſpiaccia
Sia fatto all’arme e a miglior vſo inetto.
Ne ſperando io, ſé non p morte, vſcire
Di ſi vii ſeruitu, bramo morire.
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Guidon qui ſine alle parole poſe
E maledi quel giorno per iſdegno
Ilqual de i cauallieri e de le ſpofe
Gli die vittoria in acquiſtar quel regno,
Aſtolfo ſlette a vdire, e ſi naſcofe
Tanto che ſi ſé certo a piú d’un Pegno
Che: come detto hauea queſto Guidone
Era figliol del ſuo parente Amone.
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Poi gli riſpofe, io ſono il duca Ingleſe
Il tuo cugino Aſtolfo, & abbracciollo:
E con atto amoreuole e corteſe
Non ſenza ſparger lagrime baciollo:
Caro parente mio non piti paleſe
Tua madre ti potea por ſegno al collo:
Ch’ a farne fede che tu fei de noſtri
Raſta il valor che con la ſpada moſtri.
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Guidò ch’altroue hauria fatto grá feſta
D’ hauer trouato vn ſi ſtretto parente
Quiui l’accolſe con la faccia meſta
Perche ſu di vederuilo dolente,
Se vino, fa ch’Aſtolfo ſchiauo reſta,
Ne il termine e piú la che’l di ſeguente.
Se ſia libero Aſtolfo, ne more eſſo
Si che’l bè d’ uo, e il mal de l’altro eſpffo
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Gli duol che glialtri cauallieri anchora
Habbia, vincendo, a far ſempre captiui,
Ne piú qusdo eſſo in ql contratto mora
Potrá giouar, che ſeruitu lor ſchiui,
Che ſé d’un fango ben gli porta ſuora
E poi s’inciampi come all’altro arriui,
Maura lui ſenza prò vinto Marphiſa
Ch’ eſſi pur ne ſien ſchiaui, & ella vcciſa.
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Da l’altro canto, hauea l’acerba etade
La corteſia, e il valor del Giouinetto
D’ amore intenerito, e di pietade
Tato a Marphiſa, & a i copagni il petto,
Che con morte di lui, lor libertade
Eſſer douendo, hauean quaſi a diſpetto,
E ſé Marphiſa non può far con manco
Ch’uccider lui, vuol’effa morir’ ancho.