Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/285

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 [62]
Che piaceri amoroſi e riſo e gioco
     Che ſuole amar ciaſcun de la mia etade.
     Le purpure, e le gemme, e l’hauer loco
     Inanzi a glialtri ne la ſua cittade:
     Potuto hanno per Dio mai giouar poco
     All’huom, che priuo ſia di libertade,
     E’l non poter mai piú di <|ui leuarmi
     Seruitu grane e intolerabil panni.

 [63]
I] vedermi lograr de i miglior anni
     Il piú bel fiore in ſi vile opra e molle
     Tienimi il cor ſemp i ſtimulo e in affanni
     Et ogni guſto di piacer mi tolle,
     La fama del mio (angue ſpiega i vanni
     Per tutto’l mondo, e fin’ al ciel s’ eſtolle
     Ch ſorſè buona parte anch’ io n’ haurei
     S’effer poteſſi co i ſratelli miei.

 [64]
l’armi ch’ingiuria il mio deſtin mi fai ria
     Hauendomi a ſi vii ſeruigio eletto:
     Come chi ne l’armèto il deſtrier caccia
     Ilqual d’occhi o di piedi habbia difetto
     O per altro accidente che diſpiaccia
     Sia fatto all’arme e a miglior vſo inetto.
     Ne ſperando io, ſé non p morte, vſcire
     Di ſi vii ſeruitu, bramo morire.

 [65]
Guidon qui ſine alle parole poſe
     E maledi quel giorno per iſdegno
     Ilqual de i cauallieri e de le ſpofe
     Gli die vittoria in acquiſtar quel regno,
     Aſtolfo ſlette a vdire, e ſi naſcofe
     Tanto che ſi ſé certo a piú d’un Pegno
     Che: come detto hauea queſto Guidone
     Era figliol del ſuo parente Amone.

 [66]
Poi gli riſpofe, io ſono il duca Ingleſe
     Il tuo cugino Aſtolfo, & abbracciollo:
     E con atto amoreuole e corteſe
     Non ſenza ſparger lagrime baciollo:
     Caro parente mio non piti paleſe
     Tua madre ti potea por ſegno al collo:
     Ch’ a farne fede che tu fei de noſtri
     Raſta il valor che con la ſpada moſtri.

 [67]
Guidò ch’altroue hauria fatto grá feſta
     D’ hauer trouato vn ſi ſtretto parente
     Quiui l’accolſe con la faccia meſta
     Perche ſu di vederuilo dolente,
     Se vino, fa ch’Aſtolfo ſchiauo reſta,
     Ne il termine e piú la che’l di ſeguente.
     Se ſia libero Aſtolfo, ne more eſſo
     Si che’l bè d’ uo, e il mal de l’altro eſpffo

 [68]
Gli duol che glialtri cauallieri anchora
     Habbia, vincendo, a far ſempre captiui,
     Ne piú qusdo eſſo in ql contratto mora
     Potrá giouar, che ſeruitu lor ſchiui,
     Che ſé d’un fango ben gli porta ſuora
     E poi s’inciampi come all’altro arriui,
     Maura lui ſenza prò vinto Marphiſa
     Ch’ eſſi pur ne ſien ſchiaui, & ella vcciſa.

 [69]
Da l’altro canto, hauea l’acerba etade
     La corteſia, e il valor del Giouinetto
     D’ amore intenerito, e di pietade
     Tato a Marphiſa, & a i copagni il petto,
     Che con morte di lui, lor libertade
     Eſſer douendo, hauean quaſi a diſpetto,
     E ſé Marphiſa non può far con manco
     Ch’uccider lui, vuol’effa morir’ ancho.