Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/284

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 [54]
Fu d’Artemia crudel queſto il parere
     (Coſi hauea nome) e non manco per lei
     Di far nel tempio Elbanio rimanere
     Scannato inanzi a gli ſpietati dei,
     Ma la madre Oronthea, che compiacere
     Volſe alla ſiglia, replico a colei
     Altre & altre ragioni e modo tenne
     Che nel fenato il ſuo parer s’ ottenne.

 [55]
l’hauer Elbanio di bellezza il vanto
     Sopra ogni cauallier che foſſe al mondo
     Fu ne i cor de le giouani, di tanto:
     Ch’ erano in ql conſiglio, e di tal podo:
     Che’l parer de le vecchie andò da canto
     Che con Artemia volean far, fecondo
     l’ordine antiquo, ne lontan ſu molto
     Ad eſſer per fauore Elbanio aſſolto,

 [56]
Di perdonargli in ſomma ſu concluſo
     Ma poi che la decina haueſſe ſpento,
     E che nel’altro aſſalto foſſe ad vſo
     Di diece donne buono, e nò di cento,
     Di career l’altro giorno ſu diſchiuſo,
     E hauuto arme e cauallo a ſuo talento
     Contra dieci guerrier ſolo ſi miſe
     E l’uno appſſo all’altro in piazza vcciſe.

 [57]
Fu la notte ſeguente a proua meſſo
     Contra diece donzelle ignudo e ſolo:
     Doue hebbe all’ardir ſuo ſibuo ſucceſſo
     Che fece il faggio di tutto lo ſtuolo
     E queſto gli acquiſto tal gratia appreſſo
     Ad Oronthea, che l’hebbe per ſigliuolo,
     E gli diede Aleſſandra e l’altre noue
     Con e’ hauea fatto le notturne proue,

 [58]
E lo laſcio con Aleſſandra bella
     Che poi die nome a qſta terra, herede
     CO patto, ch’a ſeruar egli habbia quella
     Legge, & ogn’ altro che da lui ſuccede,
     Che ciaſcun, che giá mai ſua ſiera ſtella
     Fara qui por lo ſuenturato piede
     Elegger poſſa, o in ſacriſicio darſi
     O con dieci guerrier ſolo prouarſi.

 [59]
E ſé gli auuiè ch’I di glihuomini vecida
     La notte con le femine ſi proui,
     E quando in fjſto anchor tanto gli arrida
     La ſorte ſua, che vincitor ſi troui,
     Sia del femineo ſtuol principe e guida
     E la decina a ſcelta ſua rinoui,
     Con la qual regni, ſin ch’un’ altro arriui
     Che ſia piú ſorte, e lui di vita priui.

 [60]
Appffo a dua mila ani il coſtume empio
     Si e mantenuto, e ſi mantiene anchora,
     E ſono pochi giorni, che nel tempio
     Vno inſelice peregrin non mora,
     Se contra dieci alcun chiede ad eſempio
     D’ Elbanio armarſi, che ve n’ e tal’hora
     Speſſo la vita al primo aſſalto laſſa
     Ne di mille vno all’altra proua paſſa.

 [61]
Pur ci paſſano alcuni, ma ſi rari
     Che ſu le dita anouerar ſi ponno,
     Vno di queſti ſu Argilon, ma guari
     Con la decina ſua non ſu qui Dono,
     Che cacciandomi q venti contrari
     Gli occhi gii chiuſi í ſempitemo ſonno:
     Coſi ſoſſi io con lui morto quel giorno
     Prima che viuer ſeruo in tanto ſcorno.