Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/287

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 [78]
S’ io ci ſoſſi per donna conoſciuta
     So c’Iiaurei da le dóne honore e pregio,
     E volentieri io ci farei tenuta
     E tra le prime ſorſè del collegio,
     Ma con coſtoro eſſendoci venuta
     Non ci vo d’cffi hauer piú priuilegio:
     Troppo error ſora, ch’io mi ſteffi o adsffi
     Libera, e glialtri in ſeruitu laſciaffi.

 [79]
Queſte parole & altre ſeguitando
     Moſtro Marphiſa, che’l riſbetto ſolo
     C hauea al periglio de cópagni (quádo
     Potria loro il ſuo ardir tornare i duolo)
     La tenea, che con alto & memorando
     Segno d’ardir non analia lo ſtuolo
     E per quello a Guidon laſcia la cura
     D’ uſar la via che piú gli par ſicura.

 [80]
Guidon la notte con Aleria parla
     (Coſi hauea nome la piú lida moglie)
     Ne biſogno gli ſu molto pregarla
     Che la trouo diſpoſta alle ſue voglie,
     Ella tolſe vna naue, e fece armarla
     E v’arreco le ſue piú ricche ſpoglie,
     Fingendo di volere al nuouo albore
     Con le compagne vſcire in corſo ſuore.

 [81]
Ella hauea fatto nel palazzo inanti
     Spade e lancie arrecar corazze e feudi
     Onde armar ſi poteſſero i mercanti
     E i galeotti ch’eran mezo nudi,
     Altri dormirò, & altri Iter vegghianti
     Compartèdo tra lor gli otii e gli ſtudi
     Spetto guardado, e pur co l’arme i doſſo
     Se l’Oriente anchor ſi facea roſſo.

 [82]
Dal duro volto de la terra, il Sole
     Nò tollea achora il velo oſcuro & atro:
     4 A pena hauea la Lycaonia prole
     Per li ſolchi del ciel volto l’aratro
     Quado il femineo ſtuol ch veder vuole
     Il ſin de la battaglia empi il theatro,
     Coe Ape del ſuo clauſtro épie la ſoglia
     Che mutar regno al nuouo tépo voglia.

 [83]
Di trombe di tabur di ſuon de corni
     Il popul riſonar fa cielo e terra
     Coſi citando il ſuo Signor che torni
     A terminar la cominciata guerra,
     Aquilante e Griphon ſtauano adorni
     De le lor arme, e il Dura d’Inghilterra
     Guidon, Marphiſa, Sanſonetto, e tutti
     1 .li. itti 1. chi a piedi, e chi a cauallo [(brutti.

 [84]
Per ſceder dal palazzo al mar e al porto,
     La piazza trauerſar ſi conuenia,
     Ne v’era altro camiti lungo ne corto
     Coſi Guidon diſſe alla compagnia,
     E poi che di ben far molto conſorto
     Lor diede, entro ſenza rumore in via
     E ne la piazza dotte il popul’era
     S’ appſento co piú di cento in ſchiera.

 [85]
Molto affrettando i ſuoi còpagni, andaua
     Guidone all’altra porta per vſcire,
     Ma la gran moltitudine che ſtaua
     Intorno armata, e ſempre atta a ferire
     Penſo, come Io vide, che menaua
     Seco queglialtri, che volea ſuggire,
     E tutta a vn tratto a gliarchi ſuoi ricorſe
     E parte onde s’ufeia venne ad opporfe.