Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/288

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Guidone e glialtri cauallier gagliardi
     E fopra tutti lor Marphiſa ſorte:
     Al menar de le man non ſuron tardi
     E molto ſer per isſorzar le porte,
     Ma tata e tata copia era de i dardi
     Che con ferite de i compagni e morte
     Pioueano lor di fopra, e dogn’ intorno
     Ch’ai ſin temea d’ hauerne dáno e ſcomo

 [87]
D’ ogni guerrier l’uſbergo era perfetto
     Che ſé non era, hauean piú da temere,
     Fu morto il deſtrier ſotto a Sanſonetto:
     Quel di Marphiſa v’ hebbe a rimanere:
     Aſtolfo tra ſé diſſe, hora ch’aſpetto
     Che mai mi poſſa il corno piú valere?
     Io vo veder, poi che non gioua ſpada
     S’ io ſo col corno aſſicurar la ſtrada.

 [88]
Come aiutar ne le ſortune eſtreme
     Sempre ſi ſuol, ſi pone il corno a bocca,
     Par che la terra, e tutto’I mondo trieme
     Quado l’horribil ſuon ne l’aria ſcocca
     Si nel cor de la gente il timor preme
     Che per diſio di ſuga: ſi trabocca
     Giú del theatro ſbigottita e ſmorta:
     Non che laſci la guardia de la porta.

 [89]
Come talhor ſi getta e ſi periglia
     E da fineſtra e da ſublime loco
     l’eſterrefatta ſubito famiglia
     Ch vede appſſo, e d’ogn’ítorno il fuoco,
     Che mentre le tenea graui le ciglia
     Il pigro ſonno: crebbe a poco a poco,
     Coſi meſſa la vita in abandono
     Ognun ſuggia lo ſpauentofo ſuono.

 [90]
Di qua, di la, di ſu, di giú, ſmarrita
     Surge la turba, e di ſuggir procaccia:
     Son piú di mille a vn tepo ad ogni vſcita
     Caſcano a monti, e l’una l’altra imparcia,
     In tanta calca perde altra la vita
     Da palchi e da fineſtre altra ſi ſchiaccia
     Piú d’un braccio ſi rompe, e d’una teſta,
     Di ch’altra morta, altra ſtorpiata reſta.

 [91]
Il pianto, e’l grido, inſino al ciel ſaliua
     D’ alta ruina miſto, e di ſraccaſſo:
     Affretta, ouuq3 il ſuon del corno arriua,
     La turba ſpauentata in ſuga il paſſo,
     Se vdite dir che d’ ardimento priua
     La vii plebe ſi moſtri, e di cor baffo
     Non vi marauigliate che natura
     E de la lepre hauer ſempre paura.

 [92]
Ma che direte del giá tanto fiero
     Cor di Marphiſa, e di Guidò ſeluaggio?
     De i dua giouini ſigli d’Oliuiero
     Che giá tato honoraro il lor lignaggio?
     Giá cento mila hauean ſtimato vn zero
     E in ſuga hor ſé ne van ſenza coraggio,
     Come conigli, o timidi colombi
     A cui vicino alto rumor rimbòbi.

 [93]
Coſi noceua a i ſuoi come agli ſtrani
     La ſorza che nel corno era incantata:
     Sanſonetto, Guidone, e i duo germani
     Fuggon dietro a Marphiſa ſpauentata,
     Ne ſuggendo ponno ir tanto lontani
     Che lor no ſia l’orecchia ancho ítronata
     Scorre Aſtolfo la terra in ogni lato
     Dado via ſemp al corno maggior ſiato.