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Guidone e glialtri cauallier gagliardi
E fopra tutti lor Marphiſa ſorte:
Al menar de le man non ſuron tardi
E molto ſer per isſorzar le porte,
Ma tata e tata copia era de i dardi
Che con ferite de i compagni e morte
Pioueano lor di fopra, e dogn’ intorno
Ch’ai ſin temea d’ hauerne dáno e ſcomo
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D’ ogni guerrier l’uſbergo era perfetto
Che ſé non era, hauean piú da temere,
Fu morto il deſtrier ſotto a Sanſonetto:
Quel di Marphiſa v’ hebbe a rimanere:
Aſtolfo tra ſé diſſe, hora ch’aſpetto
Che mai mi poſſa il corno piú valere?
Io vo veder, poi che non gioua ſpada
S’ io ſo col corno aſſicurar la ſtrada.
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Come aiutar ne le ſortune eſtreme
Sempre ſi ſuol, ſi pone il corno a bocca,
Par che la terra, e tutto’I mondo trieme
Quado l’horribil ſuon ne l’aria ſcocca
Si nel cor de la gente il timor preme
Che per diſio di ſuga: ſi trabocca
Giú del theatro ſbigottita e ſmorta:
Non che laſci la guardia de la porta.
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Come talhor ſi getta e ſi periglia
E da fineſtra e da ſublime loco
l’eſterrefatta ſubito famiglia
Ch vede appſſo, e d’ogn’ítorno il fuoco,
Che mentre le tenea graui le ciglia
Il pigro ſonno: crebbe a poco a poco,
Coſi meſſa la vita in abandono
Ognun ſuggia lo ſpauentofo ſuono.
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Di qua, di la, di ſu, di giú, ſmarrita
Surge la turba, e di ſuggir procaccia:
Son piú di mille a vn tepo ad ogni vſcita
Caſcano a monti, e l’una l’altra imparcia,
In tanta calca perde altra la vita
Da palchi e da fineſtre altra ſi ſchiaccia
Piú d’un braccio ſi rompe, e d’una teſta,
Di ch’altra morta, altra ſtorpiata reſta.
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Il pianto, e’l grido, inſino al ciel ſaliua
D’ alta ruina miſto, e di ſraccaſſo:
Affretta, ouuq3 il ſuon del corno arriua,
La turba ſpauentata in ſuga il paſſo,
Se vdite dir che d’ ardimento priua
La vii plebe ſi moſtri, e di cor baffo
Non vi marauigliate che natura
E de la lepre hauer ſempre paura.
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Ma che direte del giá tanto fiero
Cor di Marphiſa, e di Guidò ſeluaggio?
De i dua giouini ſigli d’Oliuiero
Che giá tato honoraro il lor lignaggio?
Giá cento mila hauean ſtimato vn zero
E in ſuga hor ſé ne van ſenza coraggio,
Come conigli, o timidi colombi
A cui vicino alto rumor rimbòbi.
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Coſi noceua a i ſuoi come agli ſtrani
La ſorza che nel corno era incantata:
Sanſonetto, Guidone, e i duo germani
Fuggon dietro a Marphiſa ſpauentata,
Ne ſuggendo ponno ir tanto lontani
Che lor no ſia l’orecchia ancho ítronata
Scorre Aſtolfo la terra in ogni lato
Dado via ſemp al corno maggior ſiato.