Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/306

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 [11]
E giunſe trauerſando vna foreſta
     A pie d’un colle ad vna chiara ſonte:
     Nel hora che’l monton di paſcer reſta
     Chiuſo in capana, o ſotto vn cauo mote,
     E dal gran caldo e da la ſete infeſta
     Vinto, ſi traſſe l’elmo da la ſronte,
     Lego il deſtrier tra le piú ſpeſſe ſronde
     E poi venne per bere alle freſche onde.

 [12]
Nò hauea meſſo anchor le labra i molle
     Ch’ un villanel che v’ era aſcofo appſſo
     Sbuca ſuor d’úa macchia, e il deſtrier tolle
     Sopra vi ſale, e ſé ne va con eſſo
     Aſtolfo il rumor ſente e’l capo eſtolle
     E poi che’l danno ſuo vede ſi eſpreffo
     Laſcia la ſonte, e ſatio ſenza bere
     Gli va dietro correndo a piú potere.

 [13]
Quel ladro non ſi ſtende a tutto corſo
     Che dileguato ſi faria di botto:
     Ma hor lètado, hor raccoglièdo il morſo
     Se ne va di galoppo e di buon trotto:
     Eſcon del boſco dopo vn gran diſcorfo
     E l’uno e l’altro al ſin ſi ſu ridotto
     La doue tanti nobili Baroni
     Eran ſenza prigion piú che prigioni.

 [14]
Dentro il palagio il villanel ſi caccia
     Co ql deſtrier che i veti al corſo adegua
     Forza e ch’Aſtolfo, ilql lo ſcudo ipaccia
     l’elmo e l’altr’ arme, di lontan lo ſegua:
     Pur giúge anch’ egli, e tutta qlla traccia
     Che ſin q hauea ſeguita ſi dilegua:
     Che piú ne Rabican ne’l ladro vede
     E gira gliocchi eidarno affretta il piede.

 [15]
Affretta il piede e va cercando in vano
     E le loggie, e le camere, e le ſale,
     Ma per trouare il perfido Villano
     Di ſua fatica nulla ſi preuale,
     Non fa doue habbia aſcofo Rabicano
     Quel ſuo veloce fopra ogni animale
     E ſenza ſrutto alcun, tutto quel giorno
     Cerco di ſu, di giú, dentro, e d’intorno.

 [16]
Confuſo e laſſo d’ aggirarli tanto
     S’ auuide che quel loco era incantato,
     E del libretto e’ hauea ſempre a canto
     Che Logiſtilla in India glihauea dato,
     Accio che ricadédo in nuouo incanto
     Poteſſi aitarli, ſi ſu ricordato,
     All’indice ricorſe e vide toſto
     A quáte carte era il rimedio poſto.

 [17]
Del palazzo incantato era difuſo
     Scritto nel libro, e v’ era ſcritti i modi
     Di fare il Mago rimaner confuſo
     E a tutti quei prigion di ſciorre i nodi,
     Sotto la ſoglia era vno ſpirto chiuſo
     Che facea qſti inganni e queſte ſrodi,
     E leuata la pietra ou’ e ſepolto
     Per lui fará il palazzo in ſumo ſciolto.

 [18]
Deſideroſo di condurre a ſine
     Il Paladin ſi glorioſa impreſa:
     Non tarda piú che’l braccio non inchine
     A prouar qjto il graue marmo peſa:
     Come Atlante le man vede vicine
     Per far che l’arte ſua ſia vilipeſa
     Soſpettofo di quel che può auuenire
     Lo va con nuoui incanti ad aſſalire.