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Per vna che biaſmar cantando ardiſco
Che P ordinata hiſtoria cofiviiole:
Lodarne cento incontra m’offeriſco
E far lor virtú chiara piú che’l Sole:
Ma tornando al lauor che vario ordiſco
Ch’ a molti (lor merce) grato eſſer ſuole
Del cauallier di Scotia io vi dicea
Ch’ un’ alto grido appretto vdito hauea.
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Fra due mótagne entro i vn ſtretto calle
Onde vſcia il grido; e no ſu molto inante
Che giunſe doue in vna chiuſa valle
Si vide vn cauallier morto dauante:
Chi ſia diro, ma prima dar le ſpalle
A Francia voglio, e girmene in leuante
Tanto ch’io troni Aſtolfo Paladino
Che per ponete hauea preſo il camino.
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Io lo laſciai ne la citta crudele
Onde col ſuon del ſormidabil corno
Hauea cacciato il populo inſedele
E gran periglio toltoſi d’intorno:
Et a compagni fatto alzar le vele
E dal litto ſuggir con graue ſcorno:
Hor ſeguendo di lui, dico che preſe
La via d’Armenia, e vſci di quel paeſe.
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E dopo alquanti giorni in Natalia
Trouoſſi, e inuerſo Burſia il camin tene,
Onde continuando la ſua via
Di qua dal mare in Thracia ſé ne vene,
Lungo il Danubio andò per l’Vngaria
E come haueſſe il ſuo deſtrier le penne
I Moraui e i Boemi paſſo in meno
Di vèti giorni, e la Fraconia e il Rheno.
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Per la ſelua d’Ardenna in Aquiſgrana
Giúfe, e i Barbate, e i Fiádra al ſin s’ibarca
L’aura che fonía verſo Tramontana
La vela in guiſa in ſu la prora carca,
Ch’a mezo giorno Aſtolfo non lontana
Vede Inghilterra oue nel lito varca:
Salta a cauallo, e in tal modo lo punge
Ch’ a Lodra quella ſera anchora giuge.
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Qtliui ſentèdo poi che’lvecchio Othone
Giá molti meſi inanzi, era in Parigi,
E che di nuouo quali ogni barone
Hauea imitato i ſuoi degni veſtigi,
D’andai Cubito in Francia ſi diſpone
E coſi torna al porto di Tamigi,
Onde con le vele alte vſcendo ſuora
Verſo Caleffio ſé drizzar la prora.
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Vn ventola] clic leggiermente all’orza
Ferèdo, hauea adefeato il legno all’Oda,
A poco a poco creſce e ſi rinforza
Poi vieti ſi ch’al Nocchier ne foprabòda
Che li volti la poppa al ſine e ſorza
Se non gli cacciera ſotto la ſponda:
Per la ſchena del mar tiè dritto il legno
E fa camin diuerſo al ſuo diſegno.
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Hor corre a deſtra hor’ a finiſtra mano
Di qua di la doue Fortuna ſpinge,
E piglia terra al ſin preſſo a Roano
E come prima il dolce lito attinge
Fa rimetter la fella a Rabicano:
E tutto s’arma, e la ſpada ſi cinge,
Prede il camino, & ha ſeco quel corno
Che gli vai piú ch mille huomini ítorno.