Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/305

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 [3]
Per vna che biaſmar cantando ardiſco
     Che P ordinata hiſtoria cofiviiole:
     Lodarne cento incontra m’offeriſco
     E far lor virtú chiara piú che’l Sole:
     Ma tornando al lauor che vario ordiſco
     Ch’ a molti (lor merce) grato eſſer ſuole
     Del cauallier di Scotia io vi dicea
     Ch’ un’ alto grido appretto vdito hauea.

 [4]
Fra due mótagne entro i vn ſtretto calle
     Onde vſcia il grido; e no ſu molto inante
     Che giunſe doue in vna chiuſa valle
     Si vide vn cauallier morto dauante:
     Chi ſia diro, ma prima dar le ſpalle
     A Francia voglio, e girmene in leuante
     Tanto ch’io troni Aſtolfo Paladino
     Che per ponete hauea preſo il camino.

 [5]
Io lo laſciai ne la citta crudele
     Onde col ſuon del ſormidabil corno
     Hauea cacciato il populo inſedele
     E gran periglio toltoſi d’intorno:
     Et a compagni fatto alzar le vele
     E dal litto ſuggir con graue ſcorno:
     Hor ſeguendo di lui, dico che preſe
     La via d’Armenia, e vſci di quel paeſe.

 [6]
E dopo alquanti giorni in Natalia
     Trouoſſi, e inuerſo Burſia il camin tene,
     Onde continuando la ſua via
     Di qua dal mare in Thracia ſé ne vene,
     Lungo il Danubio andò per l’Vngaria
     E come haueſſe il ſuo deſtrier le penne
     I Moraui e i Boemi paſſo in meno
     Di vèti giorni, e la Fraconia e il Rheno.

 [7]
Per la ſelua d’Ardenna in Aquiſgrana
     Giúfe, e i Barbate, e i Fiádra al ſin s’ibarca
     L’aura che fonía verſo Tramontana
     La vela in guiſa in ſu la prora carca,
     Ch’a mezo giorno Aſtolfo non lontana
     Vede Inghilterra oue nel lito varca:
     Salta a cauallo, e in tal modo lo punge
     Ch’ a Lodra quella ſera anchora giuge.

 [8]
Qtliui ſentèdo poi che’lvecchio Othone
     Giá molti meſi inanzi, era in Parigi,
     E che di nuouo quali ogni barone
     Hauea imitato i ſuoi degni veſtigi,
     D’andai Cubito in Francia ſi diſpone
     E coſi torna al porto di Tamigi,
     Onde con le vele alte vſcendo ſuora
     Verſo Caleffio ſé drizzar la prora.

 [9]
Vn ventola] clic leggiermente all’orza
     Ferèdo, hauea adefeato il legno all’Oda,
     A poco a poco creſce e ſi rinforza
     Poi vieti ſi ch’al Nocchier ne foprabòda
     Che li volti la poppa al ſine e ſorza
     Se non gli cacciera ſotto la ſponda:
     Per la ſchena del mar tiè dritto il legno
     E fa camin diuerſo al ſuo diſegno.

 [10]
Hor corre a deſtra hor’ a finiſtra mano
     Di qua di la doue Fortuna ſpinge,
     E piglia terra al ſin preſſo a Roano
     E come prima il dolce lito attinge
     Fa rimetter la fella a Rabicano:
     E tutto s’arma, e la ſpada ſi cinge,
     Prede il camino, & ha ſeco quel corno
     Che gli vai piú ch mille huomini ítorno.