Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/318

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 [8]
Queſte & altre parole ella non tacque
     E molto piú ne ragiono col core:
     Il vento in tanto di ſoſpiri, e l’acque
     Di pianto facean pioggia di dolore:
     Dopo vna lunga aſpettation, pur nacque
     In oriente il diſiato Albore,
     Et ella preſe il ſuo deſtrier ch’intorno
     Giua paſcédo, & andò cótra il giorno.

 [9]
Ne molto andò che ſi trouo all’uſcita
     Del boſco, oue pur dianzi era il palagio,
     La doue molti di l’hauea ſchernita
     Con tanto error l’incantator maluagio:
     Ritrouo quiui Aſtolfo che ſornita
     La briglia all’Hippogryfo hauea agrade agio
     E ſtaua in grá pèſier di Rabicano
     Per non ſapere a chi laſciarlo in mano.

 [10]
A caſo ſi trouo, che ſuor di teſta
     L’elmo allhor s’ hauea tratto il Paladlo.
     Si che toſto ch’uſei de la foreſta
     Bradamante conobbe il ſuo cugino,
     Di lontan ſalutollo, e con gran feſta
     Gli corſe, e l’abbraccio poi piú vicino,
     E nominoſſi, & alzo la viſiera
     E chiaramente ſé veder cheli’ era.

 [11]
Non potea Aſtolfo ritrouar perſona
     A chi il ſuo Rabican meglio laſciaffe,
     Perche doueſſe haueme guardia buona
     E renderglielo poi come tornaſſe,
     De la ſiglia del Duca di Dordona,
     E paruegli che Dio gli la mandaſſe,
     Vederla volentier ſempre ſolea
     Ma pel biſogno hor piú, ch’egli n’ hauea.

 [12]
Dapoi che due e tre volte ritornati
     Fraternamente ad abbracciar ſi ſoro
     E ſi ſor l’uno a l’altro domandati
     Con molta aflettion de l’eſſer loro,
     Aſtolfo diſſe hormai, ſé de i Pennati
     Vo’l paeſe cercar, troppo dimoro,
     Et aprendo alla Donna il ſuo penſiero
     Veder le fece il volator deſtriero.

 [13]
A lei non ſu di molta marauiglia
     Veder ſpiegar a quel deſtrier le penne:
     Ch’altra volta reggendogli la briglia
     Atlante incantator, contra le venne,
     E le fece doler gli occhi e le ciglia
     : Si ſiſſe dietro a quel volar le tenne
     Quel giorno che da lei Ruggier lotano
     Portato ſu per camin lungo e ſtrano.

 [14]
Aſtolfo diſſe a lei, che le volea,
     Dar Rabican, che ſi nel corſo affretta
     Che ſé ſcoccando l’arco ſi mouea
     Si ſolea laſciar dietro la ſaetta,
     E tutte l’arme anchor quante n’ hauea
     Che vuol che a Mont’alba gli le rimetta
     E gli le ſerbi fin’ al ſuo ritorno
     Che no gli fanno hor di biſogno itorno.

 [15]
Volendoſene andar per l’aria a volo
     Haueaſi a far quanto potea piú lieue,
     Tienſi la ſpada e’l corno, achor che ſolo
     Baſtargli il corno ad ogni riſcho deue,
     Bradamante, la lancia che’l ſigliuolo
     Porto di Galafrone, ancho riceue
     La lancia che di quanti ne percuote
     Fa le ſelle reſtar ſubito vote.