Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/337

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 [23]
I.a peſta ſeguitai che mi conduſſe
     Nel boſco ſier, ne molto adentro ſui
     Che doue il ſuon l’orecchie mi percuſſe
     Giacere in terra ritrouai coitili,
     Gli domandai che de la donna ſuſſe
     Che d’Odorico, e chi hauea oſſeſo lui,
     10 me n’andai: poi che la coſa Ceppi:
     11 traditor cercando per quei greppi.

 [24]
Molto aggirado vOmi, e per quel giorno
     Altro veſtigio ritrouar non poſſo:
     Doue giacea Corebo al ſin ritorno
     Che fatto appreſſo hauea il terre ſi rofib
     Che poco piú che vi facea ſoggiorno
     Gli faria ſtato dibiſogno il ſoſſo
     E i preti e i ſrati: piú per ſotterrarlo
     Ch’ i medici e che’l letto per ſanarlo.

 [25]
Dal boſco alla citta feci portallo
     E poſi in caſa d’ uno hoſtier mio amico,
     Che fatto ſano in poco termine hallo
     Per cura & arte d’un chirurgo antico:
     Poi d’arme proueduti e di cauallo
     Corebo & io cercammo d’Odorico
     Ch’i corte del Re Alſonſo di Biſcaglia
     Tremammo, e quiui ſui ſeco a Battaglia.

 [26]
La giuſtitia de’l Re, che il loco ſranco
     De l.i pugna mi diede, e la ragione
     Et oltre alla ragion la Fortuna ancho
     Che ſpeffo la vittoria, oue vuol pone,
     Mi giouar ſi, che di me potè manco
     Il traditore, onde ſu mio prigione,
     Il Re, vdito il gran fallo, mi conceſſe
     Di poter farne quato mi piacene.

 [27]
Non l’ho voluto vccider, ne laſciarlo.
     Ma come vedi trarloti in catena,
     Perche vo ch’a te ſtia di giudicarlo
     Se morire o tener ſi deue in pena,
     I.’hauere inteſo ch’eri appreſſo a Carlo
     E’l deſir di tremarti, qui mi mena:
     Ringratio Dio che mi fa in queſta parte
     Doue lo ſperai meno, hora trouarte.

 [28]
Ringratiolo ancho che la tua IlTabella
     Io veggo (e non ſo come) che teco hai.
     Di cui, per opra del fellon, nouella
     Penſai che non haueſſi ad vdir mai,
     Zerbino aſcolta Almonio, e no fauella
     Fermando gliocchi in Odorico assai.
     Non ſi per odio come che gl’increfee
     Ch’a ſi mal ſin tanta amicitia gli eſce.

 [29]
Finito c’hebbe Almonio il ſuo ſermone
     Zerbin riman gran pezzo ſbigottito,
     Che chi d’ognaltro men n’ hauea cagiOe
     Si eſpreffamente il poſſa hauer tradito,
     Ma poi che d’una lunga ammiratione
     Fu ſoſpirando ſinalmente vſcito,
     Al prígion domando ſé ſolte vero
     Quel, e’ hauea di lui detto il caualliero

 [30]
Il diſleal con le ginocchia in terra
     Laſcio cadérli, e diſſe Signor mio.
     Ognun che viue al mondo pecca & erra:
     Ne diſſeriſce in altro il buon dal rio
     Se non che l’uno e vinto ad ogni guerra
     Che gli vien moſſa da vn piccol diſio,
     l’altro ricorre all’arme e ſi difende
     Ma fe’l nimico e ſorte ancho ei ſi rende.