Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/345

Da Wikisource.


 [87]
In tanta rabbia, in tal furor ſommerſa
     L’hauea la doglia ſua: che facilmente
     Hauria la ſpada in ſé ſteffa conuerſa:
     Poco al ſuo amate in queſto vbidiente,
     S’uno Eremita ch’alia freſca e terſa
     Fonte, hauea vſanza di tornar ſouente
     Da la ſua quindi non lontana cella:
     Non s’opponea (venedo) al voler d’ella.

 [88]
Il venerabile huom ch’alta bontade
     Hauea congiunta a naturai prudentia:
     Et era tutto pien di charitade
     Di buoni eſempi ornato, e d’ eloquenza
     Alla giouan dolente perſuade
     Con ragioni efficaci patientia:
     Et inanzi le puon come vno ſpecchio
     Done del teſtaméto e nuouo e vecchio.

 [89]
Poi le fece veder come non ſuſſe
     Alcun ſé non in Dio vero contento:
     E ch’eran l’altre tranſitorie e ſluſſe
     Speranze Immane, e di poco momento,
     E tanto ſeppe dir, che la riduſſe
     Da quel crudele, & oſtinato intento
     Che la vita ſequente hebbe diſio
     Tutta al ſeruigio dedicar di Dio.

 [90]
Nò ch laſciar del ſuo Signor voglia vnqj
     Ne’l grand’ amor, ne le reliquie morte,
     Còuiè che l’habbia ouflqj ſtia, ív ouflqj
     Vada, e che ſeco e notte e di le porte.
     Quindi aiutando l’Eremita dunqj
     Ch’era de la ſua etá valido e ſorte
     Sul nieſto ſuo deſtrier Zerbin poſaro
     1 molti di per quelle ſelue andare

 [91]
Non volſe il cauto vecchio ridur ſeco
     Sola con ſolo la giouane bella:
     La doue aſcoſa in vn ſeluaggio ſpeco
     Non lungi hauea la ſolitaria cella.
     Fra ſé dicendo, con periglio arreco
     In vna man la paglia e la facella,
     Ne ſi ſida in ſua etá, ne in ſua prudentia
     Che di ſé faccia tanta eſperientia.

 [92]
Di condurla in Prouenza hebbe pèſiero
     Non lontano a Marſilia in vn cartello,
     Doue di fante donne vn monaſtero
     Ricchiſſimo era, e di edificio bello:
     E per portarne il morto caualliero
     Comporto in vna carta haueano quello,
     Chc’n vn cartel ch’era tra via ſi fece
     Lunga e capace, e ben chiuſa di pece.

 [93]
Piú e piú giorni gran ſpatio di terra
     Cercaro, e Tempre per lochi piú inculti:
     Che pieno eſſendo ogni coſa di guerra
     Voleano gir piú che poteano occulti,
     Al ſine vn cauallier la via lor ferra
     Che lor ſé oltraggi, e diſhoneſti inſiliti:
     Di cui diro quando il ſuo loco ſia
     Ma ritorno hora al Re di Tartaria.

 [94]
Hauuto e’ hebbe la battaglia il ſine
     Che giá v’ ho detto, il gioitili ſi raccolſe
     Alle freſche ombre, e all’onde cryſtallie
     Et al deſtrier la fella e’l ſreno tolſe,
     E lo laſcio per l’herbe tenerine
     Del prato andar paſcèdo one egli volſe,
     Ma non ſte molto che vide lontano
     Calar dal monte vn caualliero al piano.